Preplans, il borgo che rinasce coi presepi su note e strumenti

PORDENONE. «Il clima è vita». Richiama l’Expo e la conferenza mondiale sul clima di Parigi, il primo presepio, ultimo nato in ordine di tempo, che si incontra arrivando da Meduno.
La sua presenza è documentata da una testimonianza del 1721, che indica gli insediamenti di pertinenza di Frisanco: «Domenico di Toffolo detto Culau in Proplans, loco tra il fiume Meduna e il monte di Forzella suddetto».
Qui – dentro le mura del borgo che si raggiunge attraverso la Val Meduna, abitato da dieci persone e costruito con la tecnica del castelliere – da dieci anni Luigi Scian “Reverendo”, funzionario di banca in pensione, 64 anni, di Cordenons (con moglie Graziella Toffolo originaria del posto) e Domenico Toffolo “Meny” – settantenne carpentere da quando ne aveva 18, in America, Europa e Asia, «ma il mio cuore è sempre rimasto qui» – danno vita all’appendice della mostra dei presepi di Frisanco: «Nessuna concorrenza, completiamo l’offerta facendo conoscere uno splendido borgo».
Oggi, dunque, a Preplans (prati piani) o borgata Paludana, sono saliti cinque sindaci (Frisanco, Meduno, Tramonti di Sopra e di Sotto, Cavasso Nuovo), con il cancelliere di Curia don Roberto Tondato, per dare il via alla mostra di 25 presepi sul tema della musica, che resterà aperta sino al 10 gennaio.
Al borgo – le luci sono curate da Elio Scian, la coreografia da Monica Zanet, la comunicazione Facebook da Michele Scian – si accede attraverso una porta dedicata a papa Francesco: accanto, impera una scultura in giunco che rappresenta un mandolino.
«Quest’anno – dicono i due artefici della mostra, che lavorano e progettano sin dalla primavera “testando” anche alcune opere su cartone – il tema è la musica. Nelle precedenti edizioni, lo furono, ad esempio, il lavoro e gli alpini».
Quindi, a destra e sinistra, presepi incastonati dappertutto, realizzati con i soli materiali qui disponibili da sempre: legno e ferro battuto.
Natività all’ombra di un pianoforte, nel cuore del Friuli in bassorilievo, a contorno del Creato, dentro la cassa di una batteria o nella riproduzione del borgo. Che ricorda anche coloro che non ci sono più: «Abbiamo riprodotto la loro casa e la loro immagine, su ferro battuto».
Come per Antonia, che lavorava alla Lavanderia Damiani di Pordenone: «Amava tanto questo borgo» a poche centinaia di metri dalla centrale elettrica, da cui si vedono i castelli di Mizza, Meduno, Toppo e la collina del Delfini, di cui molti fossili sono facilmente reperibili.
Lungo le scale, tra note musicali, chiavi di violino e muschio, i vecchi strumenti dei ragazzi d’inizio secolo: la racola, la craciule, la suneta, i fischietti.
Oltre la porta est, il monumento dedicato alle famiglie e il presepio che riproduce tutto il borgo, con tanto di ponte degli anni Quaranta, trascinato via dalla piena del 1958; e la “Madonna de La Galina”, finito lo scorso luglio dopo due anni di “progettazione”.
All’uscita del borgo, una cassetta delle offerte: «Cerchiamo di aiutare i bambini. Negli ultimi anni devolviamo il ricavato all’asilo di Meduno». E i presepi? «Li regaliamo a chi li vuole». Perché la ruota gira e occorre pensare a quello dell’anno dopo.
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