Prendono i caffè da asporto: multati. «Assurdo, non paghiamo»

Secondo il vigile «non c’erano comprovate esigenze per muoversi: 400 euro». «Non abbiamo nessuna intenzione di pagare»

UDINE. «Violava il divieto di spostamento senza che sussistessero comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità, motivi di salute». Con questa motivazione Pascal Veny, lunedì, poco dopo le 11.30, è stato multato dalla polizia locale in via Aquileia.

La “colpa” di Veny è stata quella di essere stato fermato fuori dal bar Milanese con tre bicchieri di caffè appoggiati su un’agenda mentre rientrava in ufficio, distante non più di 50 metri dal locale. «Ero insieme con una persona dopo un colloquio – racconta Veny – e nell’attesa venissero preparate le carte per l’assunzione, mi ha accompagnato al bar. Lui è rimasto all’esterno a fumare una sigaretta, io sono entrato per ordinare i caffè da asporto. All’uscita siamo stati fermati da un vigile che con tono arrogante ci ha accusato di violare le disposizioni anti-Covid e di esserci inutilmente recati nel bar in due».

Nei loro confronti è scattata la sanzione: 400 euro, ridotti a 280 euro se pagati entro cinque giorni. «Non abbiamo alcuna intenzione di pagare – rimarca Veny –. Faremo certamente ricorso. Siamo contro uno stato di polizia e contro gli sceriffi da strada. Non abbiamo fatto nulla di male».

A firmare il verbale è stato il commissario aggiunto Giulio Dri, già noto per il suo zelo nel far rispettare le regole, in modo particolare quelle anti-Covid. Come quando in centro storico ha fatto chiudere i locali Duscino (inaugurato poco prima dal sindaco) e il Contarena. Il comandante della municipale Eros Del Longo non ha nulla da precisare in merito all’accaduto.

Diversa la reazione dei titolari del bar Milanese: «Cosa restiamo aperti a fare se non ci lasciano lavorare? È una vergogna», sbottano. «Che senso allora tenere aperti i bar?».

Al fianco del locale si schiera Confartigianato Udine: il funzionario Luca Nardone ha intenzione di fare luce su quanto accaduto: «Chiederemo un chiarimento al prefetto. Se la zona rossa prevede la possibilità per i bar di effettuare il servizio di asporto, non si capisce perché non si possano ordinare dei caffè per i colleghi. Siamo di fronte a una forzatura che mette in difficoltà i gestori e impaurisce i potenziali clienti. Ci auguriamo – chiude Nardone – si sia trattato di un caso isolato dettato da un eccesso di zelo».

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