Prende a botte un settantenne: otto mesi al campione di body builder

Il campione udinese Stefano Capitanio era accusato di lesioni e minacce. Diede una lezione all’uomo che si era impossessato di due orologi del padre

UDINE. Quando sale sul podio e, illuminato dai riflettori, esibisce muscoli e medaglie, è per tutti mister “Roccia”. In tribunale, dove qualche giorno fa gli sono stati inflitti 8 mesi di reclusione, sospesi con la condizionale, per lesioni personali e minacce, torna a essere Stefano Capitanio.

Nell’uno e nell’altro caso, un body builder di fama che, da Udine, dov’è nato 54 anni fa ed è cresciuto a suon di allenamenti, al Body Center Gym, in Baldasseria, è riuscito a imporsi sulla scena internazionale, fino a conquistare, nel 2012, il titolo mondiale nelle categorie Over 40 e assoluto.

Proprio lui, quindi, che sulla possenza fisica ha costruito la propria carriera, è stato condannato dal giudice monocratico di Udine, Rossella Miele, per avere preso a botte un uomo che - questa la spiegazione proposta dalla difesa - si era impossessato di due orologi del padre.

Ora dovrà risarcirlo, con una somma che sarà liquidata in separato giudizio, previa rifusione delle spese di costituzione di parte civile che l’aggredito, il 70enne Gaetano Quartararo, siciliano di origini e udinese d’adozione, ha formalizzato con l’avvocato Massimo Cescutti.

Il processo è stato celebrato con rito abbreviato (quello che, in caso di condanna, garantisce lo sconto fino a un terzo della pena), su richiesta del difensore, l’avvocato Giovanni Adami, che nelle conclusioni aveva collegato la reazione violenta del proprio assistito al «fatto ingiusto» precedentemente patito dal padre, e chiesto, tra l’altro, la riqualificazione delle minacce da aggravate a semplici (domanda che il giudice ha accolto). Il pm aveva proposto la condanna a 6 mesi.

L’episodio risale al 29 dicembre 2016 e si realizza in due tempi. Al mattino, Bruno Capitanio, 82 anni, padre del culturista, incontra Quartararo per consegnargli due Cartier.

L’idea di quest’ultimo è di farli vedere a due conoscenti veneti, indicati come giostrai, per rifarsi della perdita dei circa 2 mila euro che, giorni prima, aveva versato a Capitanio, nel salone da parrucchiere che quest’ultimo gestisce in via Pradamano, in cambio di due collane e tre bracciali rivelatisi poi di nessun valore.

I giostrai, però, scappano con gli orologi e per Quartararo cominciano i guai. Per ricomporre la questione, propone un nuovo incontro al parrucchiere e l’appuntamento è fissato per la mattina successiva. Intanto, però, a casa Capitanio cova la vendetta.

L’agguato avviene verso le 17, all’uscita da un bar di via Pozzuolo. Una donna avvicina Quartararo per chiedergli un’informazione e, subito dopo, uno sconosciuto gli si avventa addosso, scaraventandolo a terra e urlandogli: «Devi ritornare gli orologi a mio padre».

Saranno alcuni avventori e l’arrivo di una pattuglia della Volante, di lì a poco, a identificare in Stefano Capitanio l’aggressore e allegare alla notizia di reato la lettera di dimissioni con prognosi di 30 giorni, per «frattura ossa nasali e frattura IX costa sinistra e contusioni per il corpo» rilasciata dall’ospedale a Quartararo.

Nell’inchiesta che ne segue, il pm Claudia Danelon iscrive anche Bruno e Michela Capitanio, quest’ultima sorella 49enne di Stefano, e la compagna Manuela Magnani, di 38 anni, per le minacce e le ingiurie rivolte alla moglie di Quartararo (nel frattempo deceduta).

Nel pomeriggio, infatti, le avevano fatto visita a casa, chiedendo del marito e aggiungendo che «sarebbe stato trovato morto» e che «poi sarebbe toccato a lei».

Accuse di cui risponderanno nel processo che affronteranno davanti ad altro giudice dibattimentale. Altrettanto dicasi per Quartararo, a sua volta a processo per il presunto furto degli orologi.

Dure la parole adoperate in aula dall’avvocato Cescutti. «È una vergogna che quest’uomo rappresenti il nostro Paese nelle gare internazionali – ha detto, con riferimento al body builder –. È stata una spedizione punitiva ed è clamoroso che un campione del mondo colpisca a tradimento, alle spalle, un settantenne. Se altri non fossero intervenuti a fermarlo, con la sua forza bestiale avrebbe potuto ammazzarlo». —
 

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