Pravisani esplosivi: metà del personale ora rischia il posto

Sequals, la proprietà spagnola: in esubero 16 dipendenti su 31 «Chiusura del reparto micce e vigilanza affidata all’esterno»
Di Giulia Sacchi
foto missinato - sequals - fabbrica pravisani - incendio
foto missinato - sequals - fabbrica pravisani - incendio

SEQUALS. Metà personale a rischio licenziamento alla Pravisani esplosivi di Sequals, realtà storica fondata nel 1968 dall’udinese Mariano Pravisani e acquisita otto anni fa dalla multinazionale spagnola Maxam, gruppo leader in esplosivi e sistemi di innesco per miniere, cave e opere pubbliche.

La proprietà ha dichiarato 16 esuberi tra i 31 lavoratori. L’intenzione di Maxam, come hanno spiegato i sindacalisti Gianluca Diana (Cisl) e Giuseppe Pascale (Cgil), è di chiudere il reparto micce, che conta dieci dipendenti, affidare il servizio di guardiania a un’impresa esterna, in un’ottica di riduzione dei costi, e ridimensionare anche il magazzino. Un’operazione che porterà a dimezzare l’organico e lasciare operativi nell’'impianto 15 addetti.

Ma nemmeno per questi ultimi, al momento, vi sono certezze a lungo termine. Da qui le preoccupazioni delle forze sociali. A Sequals, in seguito alla riorganizzazione prospettata, rimarrebbe attivo il reparto emulsioni, che lavora principalmente per Italia, Austria e Slovenia. Maxam aveva intenzione di procedere subito coi licenziamenti: i sindacati, però, si sono opposti e hanno chiesto di bloccare il piano aziendale. Prima di assumere decisioni che porteranno a tagli di posti di lavoro, secondo Cisl e Cgil è necessario un confronto per individuare strade alternative.

La multinazionale ha fatto sapere che l’intenzione di ridimensionare l’attività a Sequals, per concentrarla in Spagna (la produzione viene realizzata a Madrid, lo stoccaggio a Bilbao), è legata anche al fatto che in Italia esistono problemi a livello normativo per stoccare il materiale esplosivo nei porti. Ma le forze sociali non ci stanno: il principale timore è che questo sia il primo passo verso la chiusura definitiva del sito, che negli anni comunque ha subito un ridimensionamento in termini di organico (le maestranze andate in pensione, per esempio, non sono state rimpiazzate). Tra l’altro Maxam ha già chiuso la sede legale di Udine e depositi di esplosivo in Toscana e Piemonte.

I sindacati vogliono giocare la carta degli ammortizzatori sociali: gli unici attivabili sono i contratti di solidarietà (il personale ne potrebbe usufruire per 18 mesi). «La nostra proposta è di ricorrere all’impegno dei contratti di solidarietà in modo tale da avere il tempo utile per trovare soluzioni alternative ai licenziamenti – hanno messo in evidenza Diana e Pascale –. L’azienda voleva avviare subito la procedura di uscita dei lavoratori dallo stabilimento, ma noi ci siamo opposti. Vogliamo prima confrontarci per trovare un percorso differente. Servono anche garanzie e quindi un piano aziendale serio che assicuri un futuro alle maestranze che rimarranno all’interno del sito».

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