Portuale massacrato con un vaso da fiori

Monfalcone: Riccardo Degrassi, 38 anni, è stato ucciso in un agguato. Trovato sotto casa con la testa fracassata
Di Laura Borsani
Bonaventura Monfalcone-19.01.2013 Omicidio-Via Marco Polo-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-19.01.2013 Omicidio-Via Marco Polo-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

MONFALCONE. È stato brutalmente ucciso, la testa fracassata con un pesante vaso di terracotta, atteso praticamente sotto casa. Un agguato in via Marco Polo, a Panzano, all’altezza del civico 26. Così Riccardo Degrassi, 38 anni, operatore dipendente della Compagnia portuale di Monfalcone, è morto l’altra notte, vittima delle percosse e di quel violento “colpo di grazia”. Una morte dovuta presumibilmente a una profonda ferita provocata dietro l’orecchio. Opera di almeno due o tre persone. L’uomo stava facendo rientro nella sua abitazione, verso le 3 del mattino. Aveva da poco lasciato un amico, verso le 2.30, uscito da un bar in piazza della Repubblica. Il tempo di tornare a piedi a Panzano e, a pochi metri da casa, l’aggressione. Forse tutto è iniziato con un litigio, un dissidio, ma poi s’è passati alle botte. Finchè è stato recuperato un grande vaso di fiori, asportato da un giardino nelle vicinanze. E con questo pesante contenitore in terracotta, il 38enne panzanino è stato “finito”.

L’uomo è caduto a terra, tra il marciapiede e l’asfalto, in mezzo a due auto in sosta. Riccardo Degrassi è stato rinvenuto alle 5 del mattino dal netturbino del quartiere, Lucio Morsolin. L’operatore ecologico come al solito era alle prese con il ritiro dei rifiuti, nel silenzio del quartiere ancora addormentato. Giunto all’altezza del civico 28, a ridosso dell’incrocio con via Dandolo, si è imbattuto nel cadavere riverso a terra in una pozza di sangue. Lo ha creduto svenuto, colto da un grave malore. Non ha perso tempo. Ha percorso in velocità il tratto di via Marco Polo, approdando in via Cosulich per infilarsi nel bar Sport e dare l’allarme. «Chiamate i soccorsi, mandate qualcuno», ha gridato sconvolto alla giovane cameriera dietro il bancone. Ci ha pensato un avventore, un cantierino, a raggiungere nuovamente il luogo dove il 38enne giaceva a terra esanime, per sincerarsi di cosa fosse accaduto.

Intanto è scattata la mobilitazione. Sono giunti i carabinieri di Gorizia e di Monfalcone, con comandante della Compagnia cittadina, il capitano Sante Picchi e il suo vice, tenente Irlandese. Il tratto di via Marco Polo, tra uno storico negozio di alimentari e via Dandolo, è stato transennato con i nastri rosso-bianchi. Sono arrivati il magistrato, il sostituto procuratore Valentina Bossi, e i medici legali. Gli uomini della Scientifica hanno setacciato l’intera area. Hanno rilevato le impronte di sangue, segnalando tutti i frammenti di terracotta disseminati sull’asfalto. Hanno verificato i giardini limitrofi, alla ricerca del luogo dal quale era stato prelevato il pesante vaso di fiori utilizzato per uccidere il 38enne. I carabinieri hanno poi raggiunto l’abitazione, al civico 46 di via Marco Polo, la facciata ingabbiata da impalcature. La fidanzata della vittima, una ragazza di vent’anni, parrucchiera a Staranzano, ha aperto agli inquirenti l’ingresso di casa recuperando anche il cane di Riccardo, una femmina di dobermann, rimasto all’interno.

«Stavamo facendo dei lavori», ha spiegato la ragazza nel far strada ai carabinieri. Molti, a Panzano, notavano spesso il 38enne passeggiare per il quartiere la sera con la sua cagna. Ma nessuno l’altra notte, tra i residenti che s’affacciano su via Marco Polo, ha percepito alcunchè del dramma che si stava consumando. Il risveglio del quartiere, infatti, è stato dato dalle sirene dei mezzi di soccorso. I residenti, attoniti, nell’uscire di casa ripetevano agli inquirenti di non aver visto o sentito nulla. Sembrava un’atmosfera surreale. L’arrivo via via di passanti, conoscenti e quanti, impressionati dal “passaparola” subito rieccheggiato nel rione, voleva capire. La prima moglie di Riccardo si è precipitata sconvolta appena ha saputo, preoccupandosi poi di raggiungere la figlia e prelevarla da scuola.

Gli inquirenti, chiusi in un rigoroso riserbo, stanno vagliando le ipotesi. L’autopsia è stata fissata per martedì. La sensazione è che si cerchi comunque una lettura dell’evento nell’ambito di rapporti difficili, incrinati. Ieri c’era chi accennava a problemi legati a un rivale in amore. Chi ha ricordato una recente lite in un bar, con alcuni stranieri. Riccardo Degrassi era un brav’uomo, un capace lavoratore, dal carattere fragile, volubile, specie quando si lasciava andare con qualche bicchiere di troppo: «Un caro ragazzo, ma quando beveva diventava litigioso», hanno raccontato a Panzano. Un problema che gli aveva causato dei guai in passato, finito agli arresti domiciliari e in carcere, è stato riferito. Non hanno retto neppure il suo primo matrimonio, dal quale Riccardo ha avuto una bambina, ora 16enne, e la relazione con una seconda compagna che gli aveva dato un bimbo, 4 anni fa. Riccardo Degrassi in via Marco Polo abitava con la nonna, poi deceduta. Il padre, Claudio, vive a Staranzano, la madre, Federica, a Ronchi dei Legionari.

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