«Portavo mio figlio a guardare i decolli, oggi sono pilota degli Airbus Easyjet»

Cristina Mansutti, 38 anni, racconta come si è avverato un suo sogno. «È cominciato tutto durante un volo su un aereo da turismo»  

Tra giocare con le bambole e sperimentare nuovi circuiti con le macchinine non c’era l’imbarazzo della scelta: le prime potevano aspettare. Inutile chiederle: preferisci la danza o calcio? Meglio il pallone, sempre. Un “maschiaccio” in piena regola, ma ci sono voluti alcuni anni per addentrarsi, definitivamente, in uno dei mondi più maschili in assoluto: l’aviazione.

Cristina Mansutti, 38 anni, di Manzano, è oggi secondo ufficiale EasyJet. Una professione arrivata tardi – prima c’era l’azienda di famiglia – e un po’ a sorpresa, ma che le ha fatto scoppiare il cuore di gioia e stravolto la vita. Da maggio fa parte del nutrito gruppo di piloti – sono 4. 300 in totale, solo il 5% è donna – della compagnia aerea.



«Mi sono sempre sentita un po’ diversa dagli altri – racconta –. A differenza delle altre bambine, io avevo interessi prettamente maschili». Scartati i giochi “da femmina”, finisce nei pulcini della Cormonese. Figlia di imprenditori, è grazie alla mamma Arianna (venuta a mancare, pochi giorni prima del primo viaggio con passeggeri di Cristina, ndr) che scopre un nuovo e più curioso giocattolo: l’aeroplano. «Nell’azienda di famiglia lei era responsabile delle vendite all’estero – dice ancora Cristina –. Aveva rapporti con i clienti di tutto il mondo e mi portava in giro: Cina, Giappone, Australia. Ero solo una bimba, ma non avevo paura, anzi. Mi piaceva camminare in aeroporto, passare la notte in albergo, viaggiare».

È un mondo che l’affascina, ma lo osserva con distacco: non trova un volto di donna, comandano gli uomini. L’idea di fare il pilota non le passa nemmeno per la testa. «Dopo il liceo linguistico Kennedy, mi iscrivo all’Università di Relazioni pubbliche a Milano e poi torno in Friuli per lavorare nell’azienda di famiglia» aggiunge. Si occupa delle mansioni che appartengono a mamma e ricomincia a volare. Solo per un attimo, però. Lascia la mamma, la sorella Elisa e papà Fabrizio, perché incontra Marco, che sarebbe diventato suo marito, e si trasferisce a Bologna. Gli aerei, in ogni caso, non si allontanano mai troppo. «Portavamo nostro figlio Riccardo, che oggi ha 8 anni, a vederli decollare – svela ancora Cristina –, poi un giorno, durante un volo su un aereo da turismo, tutto è cambiato». Seduta accanto all’istruttore, si fa tentare: vuoi provare a pilotare? Lei s’innamora. «Quando volo ho la sensazione di avere tutto sotto controllo, i problemi svaniscono. Sono concentrata solo su quello che sto facendo».

Nel 2014 il marito la iscrive al corso per diventare pilota privato: è quindi proprio Cristina, con l’aereo noleggiato, a portare il marito agli appuntamenti di lavoro e tutta la famiglia in vacanza.

Il passo successivo è dietro l’angolo, un’altra provocazione di Marco: perché non diventi pilota di linea? La risposta è servita. A 36 anni inizia a frequentare il corso per pilota commerciale a Forlì e poco dopo affronta un colloquio con Easyjet, che in quella fase stava inserendo nuove donne in azienda. La mail dei sogni spezza anche la durezza della friulana. «Scoppio in lacrime – ammette – e con me festeggiano la mia famiglia, mio marito e mio figlio: si vantano di questo traguardo, sono i miei primi fan».

A maggio il primo volo su Airbus 319, a giugno il primo con i passeggeri. Da allora, con base a Venezia, divide i voli della giornata con il comandante. «Quando dico che lavoro in aviazione il primo pensiero di chi mi ascolta è che sono una hostess – aggiunge –. La verità è che sono stata accolta molto bene dai colleghi: sono felici di avere una donna tra loro».

Pilotare un aereo di linea non è da tutti: gli imprevisti appaiono, a chi non conosce quella realtà, qualcosa di insormontabile. «È capitato che il maltempo ci costringesse ad atterrare in un aeroporto vicino, una situazione che non avevo mai vissuto nemmeno da passeggero – conclude –. Eppure quel “go around” non mi ha creato ansia: è stata una manovra totalmente naturale».

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