Pordenone, salvato dall’amputazione grazie ai medici

Improvvisi dolori a un polpaccio e a un piede, primi esami negativi, poi il crollo. Caso risolto solo grazie a diagnosi e intervento in emodinamica effettuato in città

PORDENONE. Un falso negativo, un piede che faceva ancora male e una equipe medica che ha risolto una situazione che poteva portare all’amputazione di un arto. Il tutto grazie alla equipe dell’emodinamica del reparto di cardiologia dell’ospedale di Pordenone e al dottor Marco Brieda.

La vicenda comincia a fine novembre quando un cinquantasettenne di Pordenone, fuori città con la moglie, un venerdì pomeriggio ha cominciato a lamentare dolore al polpaccio sinistro e al piede.

«Dal ginocchio in giù l’arto era bianco e freddo – racconta la moglie Anita, infermiera –. Il giorno successivo l’ho portato all’ospedale di Tolmezzo dove hanno deciso di ricoverarlo per una notte, perché, ci hanno detto, il giorno successivo c’era il chirurgo vascolare che poteva fare un ecodoppler venoso e arterioso».

Un esame che ha dato esito negativo: l’uomo è stato dimesso con l’invito a ripresentarsi dopo qualche giorno per i controlli. Il piede, però, faceva ancora male, i sintomi persistevano e la coppia, tornando a Pordenone, ha deciso di contattare il dottor Marco Brieda, fino allo scorso anno medico in chirurgia.

Il lunedì successivo alle 8, dopo aver verificato le condizioni del cuore del paziente, Brieda ha effettuato un esame alla gamba individuando un aneurisma all’altezza del ginocchio e una occlusione trombotica: dal ginocchio al piede non c’era più sangue arterioso.

Contattato immediatamente il responsabile dell’emodinamica, Matteo Cassin, il cinquantasettenne è stato ricoverato in chirurgia.

Qui è stato visitato dal responsabile del servizio, Irene Morelli che ha potuto appurare che le arterie erano occluse.

Non fosse stata risolta con un intervento in emodinamica, la situazione avrebbe potuto portare a un intervento chirurgico con il rischio di amputazione di parte dell'arto. Fortunatamente per il cinquantasettenne l’intervento in emodinamica è riuscito allontanando lo spettro dell’amputazione.

Superata l’emergenza, rimaneva il problema dell’aneurisma. «Il dottor Cassin – ha raccotato la moglie del paziente – ha individuato gli stent (tubicini in rete metallica utilizzati per le vene, ndr) che andavano bene». Giovedì scorso, così, l’uomo è stato operato.

In sala operatoria, oltre a Cassin e alla equipe di emodinamica, c’erano anche due ingegneri della ditta produttrice degli stent applicati. Un brutta avventura conclusasi bene.

«L’emodinamica è una eccellenza del nostro ospedale – ha concluso la donna – e anche grazie al dottor Brieda, allele dottoresse Morelli e Bianchini le cose sono andate bene. Grazie a questi professionisti che lavorano con cuore e passione. Spesso la si prende come normalità, ma è invece giusto riconoscere il loro lavoro».

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