Pordenone, salta l’accordo con i tesserati: addio anche all’Eccellenza, si lavora per salvare almeno il settore giovanile
Con debiti sportivi pendenti, a norma di regolamento, la Federcalcio non accetterà alcuna domanda d’iscrizione a tornei dilettantistici

PORDENONE. Si era detto che a inizio settimana ci sarebbe potuta essere l’attesa svolta sul caso Pordenone calcio: c’è stata, ma non quella che i tifosi neroverdi si aspettavano, anzi. La novità riguarda il famoso accordo con i tesserati per la conciliazione del debito sportivo, questione che ha tenuto per due mesi in scacco l’intera operazione, e che si sarebbe dovuto firmare martedì 5 settembre.
Ebbene, è saltato. E a questo punto, oltre alla serie D, saltano anche le ipotesi dei campionati minori: con debiti sportivi pendenti, la Federcalcio non accetterà alcuna domanda d’iscrizione a tornei dilettantistici, a norma di regolamento.
Rimane dunque in piedi la sola ipotesi dell’attività del settore giovanile – il piano B del concordato preventivo in continuità – per evitare la liquidazione giudiziale.
La notizia dell’accordo sindacale naufragato la conferma il rappresentante di giocatori, tecnici, staff ed equiparati, Alessandro Calcagno, che nella tarda mattinata di lunedì 4 settembre è arrivato da Chiavari al centro sportivo De Marchi per chiudere la questione. «Ma poco dopo il mio arrivo ho ricevuto una comunicazione da parte del collega Mattia Grassani – dichiara l’avvocato ligure – il quale mi ha informato che, a seguito della rinuncia alla D, non si è riusciti a confermare l’impegno degli sponsor e che la famiglia Lovisa si è disimpegnata rispetto al pagamento di quanto pattuito ai tesserati».
Proprio quando il traguardo sembrava a un passo, tutto è naufragato. «Avevo anche prenotato una camera d’albergo – rivela Calcagno – per essere pronto a rimanere sino a martedì 5 settembre se fosse stato necessario. Invece è stato un viaggio a vuoto. Ora non so come andrà a finire, non spetta a me dirlo, però ci tengo a rimarcare che se è saltato tutto non è certo per colpa dei dipendenti sportivi che avrebbero ritardato a dare l’adesione al piano, come ho letto in un recente comunicato della società. Assieme ai colleghi Grassani e Casucci, eravamo riusciti a fatica a convincerli tutti. La responsabilità di questo esito è di Mauro Lovisa, che ha mandato in fumo un mese di lavoro, nel quale il sottoscritto e i colleghi citati hanno lavorato anche a Ferragosto. Mi spiace soprattutto per quei tecnici e quei giocatori rimasti senza lavoro, molti dei quali avevano nei mesi scorsi rifiutato proposte di altri club per dare fiducia al Pordenone calcio».
Interpellato al riguardo, il patron neroverde non ha voluto commentare, limitandosi a dire: «Io ho la coscienza a posto, saprete tutto a tempo debito».
Di certo, secondo quanto si è potuto apprendere, Lovisa non sarebbe rassegnato a mollare e quindi a subire il fallimento.
Si starebbe convincendo ad accettare la continuità aziendale, per mandare avanti la procedura concorsuale, con il solo settore giovanile. Per poi magari, tra un anno, riprovare a partire dai dilettanti. Ma per rimettere in moto la macchina serviranno garanzie concrete al tribunale, leggasi soldi. E i dipendenti sportivi dovranno comunque essere pagati, alla stregua degli altri creditori.
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