Pordenone, quasi 700 in attesa di una casa popolare

Ad allungare i tempi si aggiungono i pignorati, che hanno priorità. Ogni anno solo una sessantina ricevono le chiavi
Lasorte Trieste 02/10/09 - Valmaura, Strada Vecchia dell'Istria, Case ATER in costruzione
Lasorte Trieste 02/10/09 - Valmaura, Strada Vecchia dell'Istria, Case ATER in costruzione

PORDENONE. Da un lato un patrimonio di invenduto che – ultimi dati – supera le duemila unità immobiliari in città, dall’altra una lunga lista d’attesa per ambire a una casa popolare: 697 persone nella graduatoria del bando Ater 2012.

Una graduatoria che viene aggiornata una volta l’anno almeno perché la legge prevede che, se una persona viene sfrattata – per ragioni non legate alla morosità (anche se spesso le motivazioni sono comunque economiche) –, balzi in testa alla graduatoria delle case Ater.

L’ultima versione della graduatoria pubblicata in questi giorni – a cinque anni dal bando, quelli in cui risultarono circa 890 gli aventi diritto – vede nei primi sessanta posti ben 19 persone che hanno subito un provvedimento di sfratto e di queste ben 15 sono nei primi quindici posti.

Questo vuol dire che chi ha perso la casa per conclusione del contratto di locazione o perché l’immobile in cui viveva è stato pignorato – sono questi i casi più frequenti – passa automaticamente davanti agli altri.

Nulla di strano, lo prevede la legge, ma se le case sono molto poche rispetto al fabbisogno, per chi aspetta il tempo d’attesa diventa infinito.

Ater – a Pordenone come nel resto del Fvg – non ha più fondi (nè dallo Stato nè dalla Regione) per costruire per cui può solo assegnare gli alloggi che mano a mano si “svuotano”: la media è una sessantina l’anno (negli ultimi due anni sono stati 58 per annualità). A scalare la graduatoria sono anche gli anziani, ma questi sono comunque pochi.

A fronte di Comuni – anche Pordenone ha fatto questa scelta – che non cedono più patrimonio all’azienda per il territorio, come esaurire graduatorie come quelle di Pordenone. «Su alcune soluzioni – spiega in modo prudente il direttore di Ater, Angioletto Tubaro – abbiamo iniziato a ragionare, ma prima di parlarne è bene che siano sottoposte all’attenzione del tavolo territoriale».

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