Pordenone, i postini di Simone primeggiano in Italia

Voleva fare il calciatore, si ritrova con due imprese a 29 anni. Recapita lettere, fa saltare code e ai professionisti piace

PORDENONE. Ha solo 29 anni, ma guida due aziende, una in Italia l’altra all’estero. Impiantate con gli stipendi dei precedenti lavori. Realizzando così due sogni: mettersi in proprio e operare nel settore commerciale.

Lui, è Simone Gianotto, di Villotta di Chions, appassionato di informatica: «Al mattino andavo a scuola, al pomeriggio lavoravo in un negozio di riparazioni informatiche». A 20 anni era assunto alla Santarossa Marino Vernici di Prata, tre anni di ufficio commerciale, tre e mezzo da venditore. Poi, sei mesi di esperienza estera, al mobilificio Dall’Agnese, export area manager, tra Polonia, Austria, Ungheria, Slovenia e Croazia. Ora ha un piede a Klagenfurt e uno a Pordenone.

Partiamo da un’attività, quella estera.

«E’ un’azienda di import export che opera con villaggi turistici, catene alberghiere, campeggi e agenzie di affittanza italiane ed estere. Vende prodotti monouso, coprimaterassi e copricuscini, che garantiscono l’igiene».

Come ha fatto ad avviarla?

«All’inizio del 2013 ho cercato un commercialista che parlasse inglese, in Austria, organizzato un appuntamento. Mi ha ricevuto, ho fatto una serie di domande sull’avvio di un’azienda oltreconfine».

Perché all’estero?

«Per una questione di regole e leggi: chiare e precise. La tassazione, inoltre, è più favorevole rispetto all’Italia e, soprattutto, è semplice».

L’hanno “accompagnata”?

«Certo, persino per trovare un appartamento dove risiedere. Mi è stata consigliata la forma societaria più adeguata».

Tempi di avvio?

«Tre giorni».

Parliamoci chiaro. Per avviare un’azienda servono soldi.

«E io ho investito i risparmi degli anni lavorati. Un piccolo budget, la base essenziale. L’anno successivo sono stato supportato da un socio, che ha fatto un investimento nel capitale».

Come ha scelto il prodotto da commercializzare?

«Da un’idea nel settore delle pulizie industriali. Ho la passione per il marketing. Il prodotto è estero, ma curiamo direttamente l’ispezione e il controllo qualità, nonché la distribuzione, con base nel deposito di Arnoldstein, pochi chilometri oltreconfine. Concluso un accordo con Bartolini, la consegna, in Italia, è capillare».

Torniamo alla sua adolescenza.

«Ho frequentato la prima classe del Kennedy a Pordenone. Sportivamente parto da Chions, grazie alla famiglia Bressan che mi ha supportato, quindi attaccante alla Sanvitese per tre anni. Poi mi ha acquistato l’Udinese calcio, categoria allievi, e quindi mi sono trasferito al liceo scientifico di Cividale. Ho dedicato molto tempo al calcio e poco allo studio. Così sono tornato a Pordenone, dove ho concluso all’istituto tecnico Flora, per non perdere anni. Quindi ho cominciato a lavorare».

E ora la sua seconda attività, quella nostrana.

«Era febbraio 2014. Come dicevo, sono appassionato di marketing e frequento costantemente corsi di formazione. Ne ho seguito uno condotto da Frank Merenda, che ci informò su un progetto che stava avviando. Ci siamo rivisti a Bologna, dove l’aveva illustrato: un “compromesso” tra poste private e Poste italiane. Ho aderito al progetto e ho aperto, lo scorso agosto, questo punto Posta Power, affiliato al franchising, in via Trieste al civico 6, accanto all’ex cartoleria di Demetrio».

Spieghiamo questa idea?

«Le poste private non funzionano perché vogliono effettuare le spedizioni direttamente, ma non sono così capillari, come quelle tradizionali. Noi, viceversa, collaborando con Poste italiane, che hanno una presenza radicata su tutto il territorio nazionale, puntiamo sulla soluzione del problema code e “burocrazia”».

Come?

«Intanto ci rivolgiamo ai professionisti. Chiamano al numero del nostro ufficio e in 15 minuti uno dei nostri postini, con bicicletta elettrica, raggiunge l’ufficio e ritira la corrispondenza. Riceve una busta o un pacco con mittente e destinatario e indicazione del tipo di prodotto, raccomandata piuttosto che celere: tutto il resto, inclusi i bollettini, li produciamo noi. Il professionista risparmia tempo – l’impiegata non deve perdere una mattina allo sportello o in ufficio per compilare modelli – e code».

La distribuzione?

«A Pordenone e hinterland il recapito lo curiamo direttamente coi nostri postini autorizzati, con valenza legale: una raccomandata viene consegnata entro 48 ore, ma generalmente siamo sulle 24. Il resto, dalla provincia all’Italia ed estero, attraverso i servizi di Poste italiane che, ogni giorno alle 14.30, ritira la posta nel nostro ufficio e la porta al centro di smistamento. Il costo è identico a quello di Poste italiane, il ritiro a domicilio, come a un caffè. Che peraltro offriamo a coloro che si recano nel nostro ufficio. Non maneggiamo denaro, il pagamento avviene con bonifico».

Un anno di rodaggio: come è andata?

«Siamo il primo ufficio sui 76 in Italia a livello di fatturato. Abbiamo ricevuto il premio per essere i più produttivi. Ringrazio i clienti e due persone in particolare: il direttore della Banca della Marca Paolo Da Giau e della Banca di credito cooperativo pordenonese Paolo Rossi. Oggi a Pordenone contiamo clienti tra studi di assicurazione, studi legali, studi notarili, amministratori di condominio, di servizi finanziari».

Che cosa l’ha spinta a investire di suo?

«Ero demoralizzato perché vedevo poca determinazione a innovare. La “vecchia guardia” tende sempre a frenare, la novità è vista come qualcosa di pericoloso. La famiglia mi ha sempre supportato, mi è stata a fianco».

E il rischio?

«Nell’imprenditoria ci vuole. Il prototipo è l’occasione per capire se un progetto può avere richiesta e sviluppo o no. Se c’è interesse, si crea la struttura».

Cosa voleva fare da grande?

«Il calciatore. Ma parallelamente ho sempre coltivato l’idea di creare qualcosa di mio, grazie all’esempio di mio padre».

Servono soldi.

«E sacrifici ed entusiasmo. Ho messo da parte risparmi, frutto dei precedenti lavori. Poche vacanze e poche serate. Poi, le testimonianze dei nostri clienti hanno fatto da volano».

Due aziende a 29 anni. E poi?

«Continuerò a investire, dopo avere solidificato questa attività. Ho assunto una ragazza pordenonese per l’ufficio, due postini pordenonesi, Francesco e Simone, un part time, grazie al jobs act che ha abbattuto i costi. E lavoro coi vaucher, in periodi di massima richiesta di servizio».

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