Pordenone diventa un paese per vecchi: scelta per lavorare, non per risiederci

PORDENONE. La mattina in coda per andare a lavorare o a studiare – 8 mila ragazzi, di cui 5mila di fuori Pordenone – a Pordenone.
La sera tutti via, nell’hinterland o in comuni della provincia dove abitare costa meno. Il capoluogo fa fatica ad attrarre nuove famiglie e, con l’invecchiamento della popolazione che galoppa – sfondata quota 13mila unità over 65 – è difficile invertire la rotta. Il dato oggettivo sullo stato “di salute” della città lo offre il bilancio sociale, uno strumento (varato all’inizio del 2016) presentato ieri mattina dal sindaco Alessandro Ciriani, l’assessore Maria Cristina Burgnich, il segretario Primo Perosa e i tecnici del Comune che lo redigono (Loris Canale e Marta Malacart).
La fotografia è quella di una città che non supera i 51 mila abitanti, che invecchia e in cui gli immigrati calano (in cinque anni dal 15 al 13,8 per cento), anche perché diventano nuovi cittadini (336 nel 2017). Una città in cui la spesa sociale è cresciuta – «in cinque anni abbiamo quasi 400 utenti in più in carico» ha fatto notare Ciriani –, ma le risorse a disposizione calano.
Le entrate tributarie in quattro anni sono passate da 31 a 27 milioni e i trasferimenti da 43 a 40 milioni. Come uscire dallo stallo? «Stiamo ragionando su agevolazioni fiscali per provare a richiamare nuove famiglie» ha detto il primo cittadino.
Il bilancio sociale si basa sugli assi strategici dell’amministrazione: ridisegno della città (21 milioni investiti nel 2017), un comune al servizio dei cittadini (22 milioni), un comune aperto (24 milioni), Scuole, giovani e lavoro (9 milioni).
«Si tratta di uno strumento di trasparenza pensato per rendere accessibili le informazioni ai cittadini» ha sottolineato l’assessore Burgnich mentre il segretario ha spiegato che il sistema informatico è stato studiato dal personale del municipio in collaborazione con l’azienda Tempestive. Per ogni servizio erogato, vengono somministrati questionari agli utenti: i voti dei cittadini vanno dall’8 al 9. Il voto più basso? 7: per il sito internet (nel frattempo rifatto) e per lo sportello unico delle attività produttive (Suap). Forse il passaggio all’Uti lo ha reso più farraginoso?
Per la giunta il documento «è anche uno strumento di diagnosi – ha spiegato il sindaco – che ci dice che il Comune sta correndo e sta facendo bene. Stiamo realizzando il programma, come da linee di mandato. Il dato più preoccupante è il calo costante di entrate e trasferimenti, per cui la vera sfida è continuare a garantire servizi migliori con minori risorse. Invito tutti a leggere il bilancio sociale – ha aggiunto Ciriani – un report non autocelebrativo ma fatto di dati oggettivi, che permette di capire la complessità in cui opera il Comune».Un report non obbligatorio: solo il 15% delle amministrazioni lo redige.
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