Pordenone coltiva un sogno: riavere l'adunata degli alpini

PORDENONE. «Riportate l’adunata a Pordenone!». E’ corale l’appello della gente. E’ ancora vivo il ricordo della tre giorni di festa in città. «E’ stata stupenda, la pioggia ha reso ancora più suggestiva l’adunata», dicono Severino e Annamaria Gaiot di Prata. Poco distante rievoca i preparativi Pio Antonini: «Quanto abbiamo lavorato, ma che soddisfazione».
Giornata intensa, quella di domenica, per il consigliere comunale Emanuele Loperfido, cappello alpino e maglietta del Pordenone calcio: «Doppia sfida – sorride –. L’adunata è stata indimenticabile non solo per noi alpini, ma per tutta la gente. C’è il desiderio di ospitarne un’altra».
«Per tre giorni abbiamo messo da parte problemi e preoccupazioni», ricordano Liliana Dal Santo e Luigi Gobbo, che ospitarono un gruppo di penne nere del Bellunese. «Quella sfilata sotto la pioggia è stata commovente», vanno indietro di un anno le sorelle Franca e Milena Pignatton, che in Russia persero il nonno: «Siamo andate a Nikolajewka, a ripercorrere la sua strada. Non è più tornato e questo ci rende ancora più vicine agli alpini».
Italo Cafueri e Guido Costalonga ricordano il calore della gente: «Vedere i reduci sfilare e i bambini battere il tempo con i piedi resterà indimenticabile». «La città mantenga quello spirito di unione e fratellanza» è l’auspicio della “famiglia alpina”, fedelissima anche nelle trasferte, di Silva, Angelo, Roberta, Marika e Giuseppe Carlet.
«Riportare l’adunata a Pordenone!», è l’auspicio di Giuseppe Bianchi e Nichele Schiavo: «Anche... senza palline di ghiaccio. Che esempio che abbiamo dato!».
«Grazie alpini, portate a L’Aquila ciò che avete fatto e dato a Pordenone». Persino le campane di San Marco hanno suonato a festa con la fanfara Madonna delle Nevi l’inno nazionale in una piazzetta Calderari gremita. Proprio come un anno fa.
Stavolta c’è il sole e il sindaco Claudio Pedrotti incita: «Vi vedo più timidi oggi che non sotto la grandine». Rotto il ghiaccio, è il momento del ricordo di Comune, sezione Ana e Messaggero Veneto. Un pizzico di nostalgia, ma anche tanta voglia di guardare avanti. Perché gli alpini partono per l’Abruzzo, ma torneranno a lavorare in silenzio e a festeggiare traguardi.
Come quello dei 90 anni di presenza nel Friuli occidentale. Gli alpini saranno a L’Aquila con una medaglia d’orgoglio accanto al loro logo, idealmente appuntata dal primo cittadino, con l’assessore Bruno Zille: «Il vostro spirito: essere sempre con, per e nella città».
Grazie al Messaggero Veneto, ha premesso il presidente Giovanni Gasparet: «Ci ha tenuti svegli, facendoci rivivere la più grande adunata nell’Italia». La manifestazione ha centrato l’obiettivo di «mobilitare le penne nere assieme alla gente, tanto da ricevere complimenti da molte piazze alpine. Questo deve essere l’orgoglio di tutti».
L’Ana torna in Abruzzo, come da aprile a novembre 2009, «a dare una nuova scossa, positiva e propositiva». Torna ad abbracciare la gente che non aveva più nulla e che oggi è la nostra seconda famiglia». Il direttore del Messaggero Veneto Tommaso Cerno ha evidenziato «il legame profondo tra l’istituzione giornale e l’istituzione alpini».
Un legame che nasce dal terremoto del 1976: «Tra le macerie cercavamo di raccontare, ma anche di indicare un percorso, dare una speranza e dare voce alla gente». L’adunata de L’Aquila segnerà il momento della ripartenza. «Sei anni fa sentimmo parole terrificanti, gente che rideva perché altri morivano. Andrete a mostrare l’Italia perbene, andrete a mostrare la vostra faccia senza vergogna».
Un applauso corale, come quando il direttore invita gli alpini a «portare lì quella pulizia che la gente ha bisogno di vedere». Il “Trentatrè” della fanfara ha fatto da apripista alla sfilata in centro. Da portici e balconi si è riaffacciata la gente, col Tricolore. L’adunata 2014, “Pordenone patria alpina”, continua.
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