Pochi posti sui bus, la Regione Fvg lancia l'allarme: «Così la scuola non può ripartire»

UDINE. L’allarme è di quelli seri, non soltanto perché arriva dall’assessore ai Trasporti Graziano Pizzimenti, ma soprattutto perché, potenzialmente, coinvolge decine di migliaia di studenti e di famiglie della regione.
«Se le regole attuali per il Trasporto pubblico degli studenti – attacca Pizzimenti – non verranno cambiate dal Governo che, tra l’altro, continua a rinviare qualsiasi decisione definitiva in materia, la scuola in Friuli Venezia Giulia non potrà ripartire. Siamo molto preoccupati e lo abbiamo comunicato da tempo all’esecutivo».
Il problema, come accennato, per Pizzimenti sono le linee guida, a partire da quelle che stabiliscono come sia consentita la capienza massima del mezzo di trasporto scolastico soltanto nel caso in cui la permanenza degli alunni su bus o corriere non sia superiore ai 15 minuti.
«Una follia – continua l’assessore – e lo abbiamo ribadito più volte, come Regione, nel corso delle ultime videoconferenze cui hanno partecipato i ministri Roberto Speranza, Francesco Boccia e Paola De Micheli.
Quest’ultima, in particolare, ha detto alle Regioni: “Abbiamo stanziato 400 milioni, adesso vedete voi cosa fare”, ma stiamo rasentando l’assurdo. Sia perché quei fondi servono soltanto a coprire i mancati introiti delle aziende di trasporto, sia perché qui il problema, urgente, non è certo di soldi».
Ma di mezzi e connessioni. «Soltanto a Udine città – prosegue Pizzimenti – ogni giorno arrivano, in corriera oppure in treno, sei mila studenti, ma più in generale in tutta la regione parliamo di decine di migliaia di ragazzi che devono muoversi quotidianamente.
Probabilmente siamo attorno alle 60 mila persone, se teniamo in considerazione il potenziale legato agli abbonamenti a costo ridotto, e nessuno se ne cura. Anzi, io continuo a partecipare a videoconferenze in cui, alla fine, si pospone qualsiasi decisione definitiva.
Il concetto, in ogni caso, è quantomai semplice ed è esattamente come ho spiegato al Governo: il Friuli Venezia Giulia non garantisce il rientro degli studenti a scuola se da Roma non arriva il via libera al mantenimento del 100% della capienza dei mezzi». Come, peraltro, già avviene oggi – per disposizioni prese direttamente della Regione – al pari di Veneto e Sicilia.
Impossibile, in sintesi, per Pizzimenti trovare soluzioni alternative. «Anche soltanto immaginare di viaggiare a capienza ridotta – attacca – sarebbe un autentico suicidio perché qualcuno dovrebbe spiegarmi dove dovremmo andare a recuperare mezzi e autisti per moltiplicare bus e corriere in regione a fine agosto». Il tutto senza dimenticare i metodi pensati per garantire il distanziamento.
«L’ultima idea del ministro De Micheli – prosegue – è stata quella di dire alle Regioni di utilizzare “distanziatori leggeri”, come delle tendine. E dove le troviamo, acquistiamo e collaudiamo a meno di un mese dall’inizio della scuola? E poi chi dovrebbe sanificarle ogni giorno garantendone l’efficienza quotidiana? Siamo all’assurdo».
C’è, infine, un’altra questione da affrontare e riguarda gli abbonamenti annuali al trasporto pubblico locale. La Regione ha ampliato lo sconto pari al 50% del prezzo anche alle tratte urbane – mentre lo scorso anno era riservato soltanto all’extraurbano – con le aziende che si stanno, quindi, attrezzando per la messa in vendita dei titoli di viaggio.
«Le indecisioni del Governo sulle modalità di riapertura della scuola e il grado di riempimento degli autobus di fatto pongono il problema della buona fede contrattuale nei confronti del cittadino – conclude Pizzimenti –. Il Governo non può scaricare sulle Regioni le decisioni perché se è vero che noi abbiamo potestà primaria in materia e dunque potremmo decidere autonomamente un tasso di riempimento del 100% dei mezzi, è altrettanto vero che rischiamo di trovarci nella situazione imbarazzante in cui, ad esempio, un treno partito carico da Udine potrebbe dover essere dimezzato a Portogruaro nel caso in cui il Veneto scegliesse un’impostazione diversa dalla nostra. Servono decisioni a livello centrale e speriamo che qualcuno al Governo, finalmente, si svegli».—
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