Pizzolitto derubato poco prima di morire

PORDENONE. Lo sport è in lutto per la morte di Radames Pizzolitto, professionista del calcio e campione di tennis tra i veterani.
Nato e cresciuto a Bevazzana di San Michele, vicino a Bibione, è spirato all’ospedale di Gorizia a 82 anni, la notte di Natale, per un sarcoma che lo aveva colpito alla gamba sinistra.
Inizialmente, Radames aveva scambiato il terribile avversario per un problema muscolare e aveva continuato a giocare a tennis fino allo scorso maggio. «Poi la scoperta del male e il successivo ricovero a Gorizia – ha raccontato la moglie Cloe Santin, inseparabile compagna –. In mezzo, pochi giorni fa, la visita dei ladri nella nostra casa di via Mameli 9, nel quartiere di San Valentino. Almeno non hanno rubato le coppe e le medaglie».
Quella di Radames Pizzolitto è stata una storia da romanzo. Mosse a Bevazzana i primi passi nel mondo del calcio e a metà degli anni '50 militò nel Pordenone. Poi si trasferì a Chieti, dove visse stagioni formidabili in serie C. In mezzo, una stagione a Parma, dove militò in B, e all'Alessandria. Arrivò a vestire la maglia dei grigi subito la partenza di un fuoriclasse all'epoca giovanissimo, Gianni Rivera, che nel 1960 approdò al Milan.

Radames rimase in Piemonte dal 1960 al ’63 e concluse lì la carriera, poichè nel 1962 si sposò a Pordenone, trasferendosi nella città del Noncello definitivamente.
La moglie, Cloe Santin, lo introdusse nello studio di consulenza tributaria del padre. Trovando impiego dal suocero, Radames cominciò ad assecondare un'altra grande passione, quella per il tennis. Il periodo migliore nella categoria dei veterani lo visse 20 anni fa, quando si laureò prima campione d'Italia over 55 nel 1998, e poi campione italiano over 60, difendendo i colori dell'Eurotennis Cordenons. Il 12 luglio 2001 raggiunse tra gli over 60 la 12ª posizione nel ranking mondiale.
La vita gli regalò due figli, Igor e Piera e lui continuò a giocare a tennis, lo sport che amava, fino alla scorsa primavera e alla diagnosi, purtroppo infausta, al policlinico San Giorgio.
«Ci siamo rivolti a Gorizia, affidandoci all'equipe del professor Franco Gherinzoni – ha raccontato la moglie Cloe –. Avrebbe dovuto operarsi tra pochi giorni, ma l'intervento è risultato alla fine impossibile da eseguire, poiché nel frattempo mio marito è stato colpito da una bronchite. Ora siamo in attesa di sapere quando potremo celebrare le esequie».
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