Piscina del Tomadini: i genitori si autotassano

La decisione dopo quattro ore di confronto con l’Unione Nuoto Friuli. Sarà anticipata la quota annuale cui saranno aggiunti tra i 230 e i 250 euro
Udine 14 Giugno 2017 piscina sfratto Copyright Petrussi Foto Press Turco Massimo
Udine 14 Giugno 2017 piscina sfratto Copyright Petrussi Foto Press Turco Massimo

UDINE. I genitori si autotassano per salvare l’Unione Nuoto Friuli. Lo faranno sicuramente quelli con figli iscritti all’attività agonistica – tra i 230 e i 250 euro –, ma chiederanno uno sforzo di 50 euro a tutti gli altri. Non solo: nella malaugurata ipotesi in cui la società sportiva non dovesse farcela, non escludono di rilevare la gestione dell’impianto natatorio costituendosi in associazione, come aveva suggerito, sulle colonne del Messaggero Veneto, don Luciano Segatto, presidente della Fondazione Tomadini.

Giovedì sera una ventina di mamme e papà si sono ritrovati con il vicepresidente dell’Unione, Franco Casarsa. Una riunione fiume, durata quattro ore, per definire le strade percorribili per aiutare la società a saldare il debito – circa 50 mila quello relativo ai consumi energetici – con la Fondazione Tomadini entro venerdì 30 giugno, quando lo sfratto diventerà esecutivo.

Diverse le soluzioni prese in considerazione, ma, al momento, quella che appare la più percorribile prevede l’autotassazione delle famiglie dei 240 ragazzi iscritti all’attività agonistica, con l’anticipo della quota annuale e l’aumento della stessa per una cifra che si aggira tra i 230 e i 250 euro. L’obiettivo, poi, è anche quello di chiedere uno sforzo di circa 50 euro anche agli altri corsisti.

«Non dovesse bastare – dicono i genitori – e qualora si dovessero ripresentare le stesse difficoltà a settembre, potremmo anche prendere in considerazione l’ipotesi avanzata da don Luciano Segatto di costituirci in associazione per rilevare la gestione dell’impianto.

Ma sinceramente sarebbe la soluzione estrema. La nostra intenzione – aggiungono – è quella di rimanere al Tomadini anche perché l’impianto ha delle caratteristiche uniche in tutto il Friuli (la profondità delle vasche e l’altezza del soffitto consentono di svolgere pallanuoto, nuoto sincronizzato e attività subacquee e in apnea, ndr). Daremo quindi un contributo per il salvataggio. Lo dobbiamo anche ai nostri figli che qui si trovano bene e sono seguiti da istruttori competenti ed esemplari».

Il tempo stringe e i genitori con questo gesto vogliono lanciare un chiaro messaggio a don Segatto. «Siamo disponibili a questo sforzo per salvare una piscina che rappresenta un fiore all’occhiello del territorio. Non usufruire di questo impianto causerebbe un danno a tutti. Non sapremmo dove andare».

«Noi – continuano – facciamo la nostra parte. Non vogliamo abbandonare la barca. Ora, però, tocca all’Unione Nuoto Friuli e alla Fondazione Tomadini incontrarsi attraverso i loro avvocati e ricucire il rapporto. È tutto nelle loro mani. Il nostro sforzo sarà quantificabile anche a seguito della disponibilità a lasciarci aperto l’impianto».

I genitori, infatti, stanno valutando se versare la quota sotto forma di acconto o una tantum. «L’urgenza è risolvere questa inadempienza, sperando che il nostro aiuto sia sufficiente. Poi per il futuro si vedrà», concludono i genitori.

L’Unione Nuoto Friuli, nel frattempo, è pronto a darsi un nuovo assetto societario e a rivedere l’organizzazione dei corsi «per tagliare i costi di gestione e avere più iscritti e ricavi. Solo così – rassicura il vicepresidente Casarsa – potremo essere più puntuali nei prossimi pagamenti».

«In questi giorni – spiega – l’ipotesi della chiusura ha causato perplessità e preoccupazione tra gli iscritti. L’averlo annunciato pubblicamente si è trasformato in una sorta di boomerang per noi. E non vogliamo che ci sia una fuga di atleti e appassionati. In un modo o nell’altra continueremo l’attività magari anche attraverso l’aiuto di alcuni sponsor che nelle ultime ore si sono fatti avanti. Abbiamo intenzione di saldare tutti i debiti e ricominciare daccapo. Nei prossimi giorni cercheremo di incontrare i vertici della Fondazione per dare loro rassicurazioni e al tempo stesso rinegoziare le condizioni. Se non sarà possibile cercheremo di fare tutti gli sforzi necessari per portare avanti l’attività».

Non decade nemmeno l’ipotesi della lettera al Papa. «Finché non avremo risolto la soluzione – conclude Casarsa –, faremo appello al Papa. Un nostro atleta porterà la missiva al Pontefice per spiegare le problematiche».

Ma a questo proposito arriva anche una precisazione da parte della Fondazione Tomadini. «Il nostro ente non è religioso. È una fondazione di diritto privato e controllata dalla Regione. Al Vescovo spetta solo la nomina del legale rappresentante. Paghiamo l’Imu come tutti gli altri».

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