Pioggia record, in poche ore fu il disastro

Oltre 800 frane registrate. Le acque impazzite del Fella e dei suoi affluenti hanno causato devastazione

MALBORGHETTO. Un’alluvione di dimensioni eccezionali, capace di modificare per sempre il volto di Valcanale e Canal del Ferro. Bastano i numeri per accorgersi della portata di ciò che accadde la sera del 29 agosto 2003: in poche ore, nei 765 chilometri quadrati dell’area alluvionata, tra Tarvisio e Moggio Udinese, caddero oltre 400 millimetri di pioggia, provocando due vittime, Bruno Urli e Gertrude Schnabl, centinaia di sfollati (circa 300), oltre 800 smottamenti e danni per centinaia di milioni di euro. Da una stima fatta nel 2003, il totale dei danni ammonterebbe a 520 milioni euro, 432 milioni dei quali patiti dai comuni, 33 dalla Società Autostrade, 12 milioni dalle Ferrovie, 13 dal settore agricolo, 6 milioni dall'Enel e altrettanti, divisi a metà, da Snam e Telecom. Numeri, sicuramente in difetto, che però danno l’idea delle dimensioni della catastrofe, che nella fase dell’emergenza ha impegnato 2.145 volontari per un totale di 51.047 ore e 5.830 giornate lavorative.

Tarvisio Le principali criticità emerse nel capoluogo della Valcanale hanno riguardato i corsi d’acqua: nel capoluogo, a Camporosso, a Cave del Predil, a Fusine. Centinaia di metri cubi di ghiaia che si sono riversati sulle strade, distruggendo argini, danneggiando ponti e versanti, facendo sparire piste forestali e mettendo fuori uso acquedotti e fognature.

Malborghetto-Valbruna L’epicentro dell’alluvione 2003. Desolante la situazione la mattina del 30 agosto. Il centro di Ugovizza completamente invaso dal fango, centinaia le case inagibili, il campanile crollato, la statale erosa. Quel giorno nel piccolo borgo ovunque c’erano rivoli d’acqua e smottamenti, i segni della distruzione erano in ogni angolo. Gravissimi i danni agli acquedotti, alle reti tecnologiche, alle centraline idroelettriche e alle fognature. L’alluvione modificò per sempre anche l’aspetto delle malghe sopra i paesi, lasciando un ricordo indelebile nelle persone.

Chiunque si sarebbe lasciato sopraffare dalla forza della natura, e invece, nel giro di qualche ora, la gente reagì, dandosi da fare per ripulire le strade e le piazze. Una tenacia dimostrata anche dal sindaco Alessandro Oman, che, tra tutti i suoi colleghi, è quello che più ha incarnato la voglia di ricominciare anche per l’allora commissario dell’alluvione, Gianfranco Moretton. «Ha dovuto affrontare situazioni assai difficili e complicate», ricorda.

Dogna Se Dogna non è stata spazzata via dalla furia della natura, lo si deve solamente ai lavori di consolidamento degli argini realizzati dalla Protezione civile a seguito dei nubifragi del giugno e del novembre ’96. Per fortuna le acque del Fella sono entrate in paese senza particolare violenza, con le opere a monte che hanno retto l’urto dell’onda di piena. La strada della Val Dogna è stata interessata da qualche frana, mentre il centro abitato è rimasto senza acqua e corrente elettrica per alcuni giorni. Chiusaforte. Qui i problemi maggiori si sono avuti sulla strada statale Pontebbana, sbriciolata in più punti dal Fella. Seriamente danneggiati anche gli argini di questo corso d’acqua. Nelle prime fasi dell’emergenza la provinciale della “val Raccolana” è stata l’unica arteria percorribile, nonostante la presenza di qualche piccolo smottamento.

Resiutta Problemi soprattutto sulla strada statale, con danneggiamenti rilevanti ad alcune opere idrauliche a servizio del paese.

Moggio Udinese L’alluvione ha provocato seri danni in questo territorio. Distrutta la strada provinciale che per chilometri corre parallela al rio Aupa, nell’omonima valle. Tutte le frazioni poste su quella direttrice, Grauzaria, Dordolla, Bevorchians, Galizzis e Saps, sono rimaste isolate, senza luce e telefono per giorni. Un’arteria che in maniera definitiva è stata risistemata nel 2006, dopo un investimento di Regione e Provincia di circa 8 milioni di euro.

Alessandro Cesare

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