Pilosio ammessa al concordato preventivo

UDINE. Centoventi giorni di tempo per pianificare la via d’uscita alla crisi in cui è piombata. La Pilosio spa di Feletto Umberto è stata ammessa alla procedura di concordato preventivo con riserva, per la quale, lo scorso 19 gennaio, aveva presentato ricorso al tribunale di Udine.
Il decreto a firma del presidente della sezione fallimentare, Francesco Venier, è arrivato nel primo pomeriggio di ieri e ha indicato nella commercialista Daniela Kisling, con studio a Udine, il commissario giudiziale nominato per vigilare sull’azienda nella fase preparatoria.
«L’attuale Consiglio d’amministrazione – scrive in una nota Pilosio – intende preservare la continuità aziendale e proseguire con la strategia di rilancio produttivo». La società è assistita, in qualità di advisor legale, dallo Studio Cms Adonnino Ascoli & Cavasola Scamoni, di Roma, e, per gli aspetti legati alle relazioni con il palazzo di giustizia friulano, dallo studio Campeis. L’advisor finanziario, invece, è lo studio R&S di Milano.
Acquistata dal socio unico Polo Holdings sàrl, società di diritto lussemburghese, il 15 gennaio 2015, nel contesto di un accordo di risanamento sottoscritto tra la stessa e una cordata di banche culminato in una ricapitalizzazione per complessivi 7 milioni di euro, Pilosio era già riuscita a uscire dallo stato di esposizione debitoria che, cinque anni prima, l’avevano costretta a una serie di operazioni di riorganizzazione.
Era stato proprio in tale contesto che la proprietà aveva proceduto anche alla costituzione di una nuova società lussemburghese, denominata Pilosio Group Sàrl e in cui sono confluite le società di diritto estero riconducibili alle attività in Canada e Sud Africa, e all’apertura di una nuova controllata in Messico.
Poi, però, la situazione si è aggravata nuovamente e la storica azienda di costruzioni friulana non è stata più in grado di rispettare i parametri finanziari programmati e le scadenze dei pagamenti alle banche. Le cause della pesante sofferenza sono state chiaramente indicate nel ricorso per l’ammissione alla procedura presentato in tribunale.
Da un lato, i mancati incassi di crediti da Roots Group Arabia, uno dei suoi principali clienti che, dalla fine del 2015, a causa di proprie difficoltà finanziarie, ha sospeso il pagamento delle forniture effettuate da Pilosio per un saldo pari a 8 milioni di euro. Dall’altro, quelli che nel documento sono definiti gli «indebiti utilizzi di risorse per viaggi personali, donazioni non autorizzate, creazione di una struttura di marketing non proporzionata alle necessità della società e operazioni commerciali con l’intermediazione di società riconducibili a titolo personale all’ex amministratore delegato Dario Roustayan».
La fiducia di superare l’impasse, comunque, non manca. «Il piano di risanamento prevede ricavi per 25 milioni di euro, nel 2017», aveva annunciato nei giorni scorsi il nuovo ad austriaco, Johann Strunz, indicando in 30 milioni di euro i debiti dell’azienda e in 17 milioni il fatturato a fine 2016, a fronte degli oltre 43 milioni nel 2015. Molto dipenderà anche dall’importante commessa acquisita in chiusura dell’anno scorso dalla Verdi, società leader nel settore delle costruzioni in Canada.
Nel ricorso si ricorda inoltre come, tra le azioni intraprese per fronteggiare la crisi ed evitare tagli al personale, si sia proceduto dapprima a fare smaltire ai dipendenti - 130 in Friuli e altri 40 all’estero - tutte le ferie e i permessi residui e, poi, a fare usufruire loro della solidarietà.
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