Picchiarono l’anziano vicino: padre e figlio condannati

Al centro della vicenda processuale l’aggressione che un settantenne sostenne di avere subìto il 16 agosto 2012, per strada, nella frazione di Magnanins
Udine 9 novembre 2016 tribunale Copyright Petrussi Foto Press Massimo TURCO
Udine 9 novembre 2016 tribunale Copyright Petrussi Foto Press Massimo TURCO

RIGOLATO. Due anni di reclusione al padre e due al figlio, con sospensione condizionale della pena subordinata al risarcimento del danno alla parte civile, quantificato in complessivi 15 mila euro. Si è chiuso così il processo a carico di Costantino e Athos Puntil, di 31 e 68 anni, residenti a Valpicetto, frazione di Rigolato, per l’ipotesi di reato di lesioni personali aggravate ai danni del loro dirimpettaio, il 70enne Carlo Mecchia.

La sentenza è stata pronunciata ieri dal giudice monocratico Mariarosa Persico, a fronte della richiesta di condanna del pm Lucia Terzariol a un anno e sei mesi. Diametralmente opposta la ricostruzione dei fatti fornita dalla difesa, rappresentata dall’avvocato Gabriele Bano, che aveva sollecitato l’assoluzione di entrambi con la formula «perchè il fatto non sussiste», quantomeno con la formula del dubbio, e che ha già annunciato appello.

Al centro della vicenda, l’aggressione che Mecchia sostenne di avere subìto il 16 agosto 2012, per strada, nella frazione di Magnanins.

A sentire lui e il legale con cui si era costituito parte civile, avvocato Daniela Graziani, mentre stava procedendo verso Rigolato in sella alla propria bicicletta sarebbe stato avvicinato da padre e figlio Puntil - quest’ultimo, ex consigliere comunale a Rigolato - e colpito con un oggetto contundente.

Una tavola o una mazza da baseball, secondo la Procura. Da qui, la caduta a terra e la serie di traumi al capo, alla spalla e al torace, oltre a una serie di fratture costali. Per un totale di una sessantina di giorni di prognosi.

«Dall’istruttoria dibattimentale è emerso un quadro molto sfumato – ha detto l’avvocato Bano –. Per non parlare delle numerose contraddizioni in cui è caduta la parte offesa, che nel tempo ha fornito versioni diverse dei fatti. L’unica cosa certa è che quel giorno lui si trovava in bicicletta e loro avevano percorso quella stessa strada in auto. Quanto alla gravità delle lesioni, senz’altro conseguenza della caduta dalla bici, il mio consulente aveva formulato una prognosi di non più di una quindicina di giorni».

Tutt’altra la campana della parte civile, che ha evidenziato in particolare «la coerenza con cui Mecchia ha ricostruito di volta in volta i fatti» e «le conferme emerse nell’istruttoria dibattimentale – ha detto l’avvocato Graziani – attraverso le testimonianze dei villeggianti che lo hanno rinvenuto, steso a terra e con abrasioni sul corpo non certo tipiche di una caduta da bici, e di due compaesane che, dopo avere visto passare i Puntil, hanno udito un rumore sordo».

Il movente, per quanto mai esplicitato, è stato fatto risalire alle ruggini che da anni minavano il rapporto tra le due famiglie. (l.d.f.)

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