Tuffi, picnic e tintarella: ecco cosa succede a Piave beach poche ore dopo la tragedia
Il giorno dopo il tragico tuffo costato la vita a Dennys Navas nulla è cambiato sulle rive del Piave a San Biagio di Callalta. L’appello ai giovani della sindaca Pillon: «C’è il divieto di balneazione, occorre prestare attenzione: ne va della vostra vita»

Ragazzi che fanno il bagno, giovani che prendono il sole e fanno picnic sulle isolette di ghiaia lasciate libere dal fiume.
Giovedì 19 giugno, a meno di 24 ore dal tuffo mortale di Dennys Navas, sulle rive del Piave a Fagarè, nessuno sa o forse vuole sapere cosa sia successo poche ore prima, mercoledì pomeriggio. La vita continua, ma dovrebbe continuare in altro modo.
Lì c’è divieto di balneazione, ma pochi lo sanno e il gran caldo spinge soprattutto i giovanissimi a mettere almeno piedi e gambe ammollo. Poco più in là, però, un tuffo si è rivelato una trappola mortale. Le insidie del fiume sacro alla Patria non hanno lasciato scampo a un ragazzo di 21 anni.
Dal Comune di San Biagio, che già in passato aveva sofferto per tragedie analoghe, l’appello a rispettare le regole, a non mettere a repentaglio la propria vita.
«Mi sento di esprimere cordoglio e vicinanza ai familiari della vittima», il pensiero della sindaca Valentina Pillon, «e voglio ricordare a tutti la pericolosità del Piave, qui ci sono correnti forti e vortici. I fiumi non sono balneabili, nuotare è vietato. Mi rivolgo in particolare ai più giovani, che a volte sottovalutano i rischi: occorre prestare attenzione, ne va della vostra vita».
Va bene la giornata calda, va bene la voglia di stare all’aria aperta, ma si doveva proprio fare un picnic sul ghiaino del Piave il giorno dopo la tragedia? Sempre lì, tre anni fa, erano morti i fratelli senegalesi Fallou e Bassirou Sarigne, che abitavano a San Biagio. Sempre lì, nel giugno 2019, annegò Nicola Bertoli, 24enne di Marghera.
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