Peruch: «Caduto perché non mi sono fatto ricattare» Fontanafredda: l’ex sindaco analizza la sfiducia alla giunta «Ho trainato la squadra, ho lavorato per il bene comune»

FONTANAFREDDA. Sono feste amare per Claudio Peruch, che ha visto concludersi il suo mandato da sindaco di Fontanafredda con due anni e mezzo di anticipo a seguito delle dimissioni di 11 consiglieri,...
Di Miroslava Pasquali
FOTO MISSINATO - VIGONOVO PANONTIN
FOTO MISSINATO - VIGONOVO PANONTIN

FONTANAFREDDA. Sono feste amare per Claudio Peruch, che ha visto concludersi il suo mandato da sindaco di Fontanafredda con due anni e mezzo di anticipo a seguito delle dimissioni di 11 consiglieri, compresi i due componenti del gruppo Alleati per Fontanafredda che hanno deciso di voltare le spalle alla loro maggioranza.

A una settimana dal consiglio comunale della disfatta, l’ormai ex primo cittadino tira le somme dell’esperienza vissuta, confermando la volontà di rimanere in politica.

Che giudizio dà della vicenda?

«L’opposizione è stata brava a tirare dalla propria parte gli Alleati e Loris Moro, che ha ceduto agli intrighi di palazzo – dice Peruch –. Le dimissioni rientrano nelle regole dell’agire democratico. Anzi, da parte dell’opposizione si è trattato dell’unica vera azione politica in due anni e mezzo. Per il resto non si è vista qualità, sia nei modi sia nei contenuti».

Moro è stato sin da subito una spina nel fianco per la maggioranza...

«Non ha mai voluto giocare di squadra. Eppure noi abbiamo fatto quadrato attorno a lui, approvando e finanziando a livello di giunta i progetti che ha poi realizzato nel campo delle opere pubbliche. Di questo non ci ha mai dato atto. Mi sono preso la responsabilità di trainare la squadra, dove ognuno ha contribuito secondo quanto poteva dare, e ho portato avanti la battaglia fino in fondo, con tutto il gruppo. Non sono Schettino che abbandona la nave per salvare se stesso».

Tra le accuse lanciate da Moro, quella di non aver dato seguito agli accordi pre-elettorali: gli spettava l’assessorato al Personale?

«La delega non gliel’ho data perché ho visto in lui atteggiamenti che ritengo non lo rendessero adatto al ruolo. Non mi sono mai fatto ricattare o corrompere dalle sue richieste: ho gestito la situazione cercando di portare a casa il massimo risultato».

Ora Fontanafredda è gestita dal commissario. Elezioni in primavera, tra aprile e giugno: i tempi per la formazione delle nuove alleanze saranno stretti.

«A mio avviso non c’è al momento uno schieramento che emerga con certezza. La cosa certa, invece, è che le elezioni costeranno 100 mila euro, e che il Comune rimarrà nell’immobilismo per diversi mesi, anche se il commissario farà la sua parte. Per quel che mi riguarda, starò con chi saprà fare squadra».

E il programma?

«Il programma elettorale con cui io e la coalizione (Pd e Idee in Comune) ci siamo presentati alle elezioni è realizzato al cinquanta per cento. Ultimamente avevamo iniziato a impostare un ragionamento sui prossimi dieci anni, a livello di Uti, nei settori della viabilità, sicurezza e ambiente, nonché sul progetto del nuovo polo sanitario. Nel bilancio dell’Unione ci sono 1,6 milioni di euro da investire: toccherà al commissario portare a casa i fondi per Fontanafredda. Dalla cessione delle azioni di Atap, il prossimo anno, il Comune ricaverà 2,5 milioni di euro, che sommati all’avanzo di amministrazione formeranno un “tesoretto” a disposizione della nuova giunta».

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