Pedonalizzazione di via Mercatovecchio: il mondo cambia ma Udine resta una bella addormentata

UDINE. Mercatovecchio è il busillis udinese, la cartina di tornasole, il tallone d’Achille, anche il muro del pianto. Attorno alle vicende della strada più famosa e storica, creata da un patriarca tedesco avveduto e lungimirante sette secoli fa, si dipana un’odissea infinita e irrisolta. La decisione di riaprirla al traffico in via sperimentale segna un passo indietro per la città tutta e per la sua capacità di immaginare se stessa e il futuro. La colpa non è solo dell’attuale amministrazione quanto di un andamento generale che da tempo segna e condiziona le scelte a palazzo D’Aronco in un discorso di declino diffuso.
PER APPROFONDIRE: Pedonalizzazione via Mercatovecchio, tutte le tappe della vicenda
Causa di chi? Degli astri sfavorevoli, delle circostanze, della modernità indecifrabile, o di che altro? Udine sta probabilmente facendo i conti con i punti di debolezza di sempre e con magagne che si è portata dietro come un fardello, senza che nessuno tra quanti l’hanno guidata avesse il colpo di genio o di fortuna per invertire la rotta. Morale della favola: Mercatovecchio riapre le porte al traffico e, udite udite, avrà a disposizione una manciata di posti auto in più. Figurarsi quanto tremeranno dalle parti del Città Fiera di Torreano dove ci sono 3900 parcheggi coperti e gratuiti.
La decisione di far riaffluire il traffico tra loggia del Lionello e via Gemona farà contenti alcuni o molti, in particolare tra i commercianti, ma il punto non è questo, perché riguarda la visione complessiva che si ha della città e del suo ruolo. Nella recente campagna elettorale più volte si è sentito tuonare che Udine deve ridiventare “capitale del Friuli”. Ecco, a tale riguardo, aspettiamo idee sostanziose e iniziative concrete. Un bel segnale è arrivato di recente quando il professor Attilio Maseri, con un’operazione da 5 milioni di euro, ha acquistato dalla Banca d’Italia il palazzo Antonini e lo ha donato all’università che così potra rafforzare la sua presenza unendo tale edificio all’altro palazzo Antonini-Cernazai, a palazzo Florio e a palazzo Caiselli. Sembrava il coronamento di un disegno e di un sogno per intravvedere qualcosa di inedito, quasi di educatamente rivoluzionario, nella funzione di questa città pensando anche al collegamento che il palazzo palladiano di via Gemona, grazie allo splendido giardino, garantirà tra centro e piazza Primo maggio.
La mossa annunciata ora per Mercatovecchio riporta indietro di trent’anni le lancette dell’orologio. Non è detto che un ritorno al passato così brusco, pur sperimentale, sia poi negativo, ma certo gela chi continua a sperare e sognare una città capace di reinventarsi pur nel rispetto della tradizione (sociale, economica, commerciale). Nel 1994 il centro storico fu pedonalizzato tra polemiche e battaglie accese, al punto che la decisione finale venne definita una “mattiolata” (dal cognome dell’assessore Romeo Mattioli). Tanta fatica sprecata visti gli esiti attuali, ma nel frattempo il mondo vicino e lontano è cambiato completamente. Udine, da bella addormentata, non se ne è accorta!
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto