Pattuglie italo-austriache per presidiare i confini friulani

UDINE. Emergenza infinita. Come infinita è ormai l’ecatombe di immigrati inghiottiti dal Mediterraneo. Oltre duecento hanno perso la vita di fronte alle coste libiche lunedì scorso. La disperazione prende le sembianze di una strage che non si ferma. Il sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, ha tuonato contro “Triton”, auspicando il ripristino di “Mare nostrum” in attesa di aprire i canali umanitari. E intanto cresce l’esercito dei disperati in fuga da guerra, miseria e fame. E cresce soprattutto il numero di quelli che entreranno in Italia dalla “porta” di Tarvisio.
Ecco perché in Questura a Udine si è tenuto un vertice con una delegazione di funzionari del ministero austriaco e con la polizia d’oltreconfine. L’obiettivo dell’incontro, voluto dalla Direzione centrale dell’Immigrazione e della Polizia delle frontiere è quello di organizzare al più presto delle pattuglie miste sulle zone di frontiera per far fronte all’emergenza profughi. Un’emergenza che è destinata ad aumentare nei periodi più caldi dell’anno quando il clima rende più agevoli gli spostamenti. «Contiamo di arrivare a breve alla stesura di un protocollo - ha riferito il questore Claudio Cracovia - per poter lavorare insieme con gli austriaci e dare una risposta comune al problema. Il primo incontro è stato positivo e costruttivo, c’è piena condivisione sugli obiettivi e sui metodi e c’è la volontà di fare in fretta».
Il prefetto di Udine, Provvidenza Delfina Raimondo, nel corso del vertice convocato a Palmanova e al quale hanno partecipato una quarantina di amministrazioni, era stata chiarissima: «Il flusso migratorio non si interromperà». E da qui a fine anno è facile immaginare che arriveranno in Friuli altre centinaia di profughi, non più dal mare, come avveniva un tempo, ma via terra. Parole che hanno avuto l’effetto di innnescare nuove preoccupazioni e innescare altre polemiche.
Per l’estrema destra carinziana rappresentata dal Fpoe, che per le amministrative di marzo punta tutto sullo spauracchio dell’imigrazione è tutto grasso che cola. L’ipotesi di allestire un Cara (Centro assistenza richiedenti asilo) nella caserma Lamarmora di Tarvisio non è stato accantonato in via definitiva come precisato dal prefetto Raimondo. La Regione ha fatto propri dubbi e preoccupazioni del Comune di Tarvisio in ciò spalleggiato dal governatore della Carinzia, Peter Kaiser e dalla stampa locale, secondo cui l’ipotesi del Cara creerebbe problemi di micro criminalità anche nel Land austriaco, ma l’ipotesi resta valida soprattutto se non si riuscirà a fare del Cara di Gorizia l’hub della prima accoglienza come auspicato dall’assessore regionale all’Immigrazione, Gianni Torrenti.
«Mi chiedo - afferma il sindaco di Tarvisio, Renato Carlantoni - se il prefetto ascolta e comprende le problematiche insuperabili legate al fatto di voler continuate a perseguire un’idea che vede tutti contrari. A questo punto, i prossimi minori che saranno fermati qui a Tarvisio li porteremo direttamehte in prefettura a Udine e assieme al prefetto decideremo come affrontare questa emergenza. Questo irrigidimento è inaccettabile e va contro il buon senso, contro l’ordine pubblico ma anche contro i rapporti internazionali».
Sulla vicenda, tra l’altro, era intervenuto anche l’ambasciatore friulano Paolo Petiziol che non solo aveva bocciato l’ipotesi del Cara a Tarvisio, ma aveva anche messo in guardia sulla necessità di evitare incidenti diplomatici con l’Austria. Ma la Regione - come più volte sottolineato dall’assessore Torrenti - punta su una sorta di ospitalità diffusa con nuclei di due o tre decine di immigarti in modo da non mettere in difficoltà le comunità che li ospiteranno.
Nel 2014 si stima che un migliaio di immigrati sia entrata dall’Austria, provenienti da Pakistan e Afghanistan dopo un esodio biblico attraverso diversi Stati. Non solo, ma gli inquirenti sono certi - e su questo stanno investigando - dell’esistenza di una centrale di smistamento dei profughi situata proprio nel capoluogo friulano.
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