Profughi a Tarvisio, il sindaco s’oppone

UDINE. Tarvisio. Una palazzina all’interno della caserma La Marmora. È il luogo individuato dal ministero dell’Interno per ospitare 30 o 40 profughi. Il sindaco Renato Carlantoni ripete: no, no e ancora no. Poi però apre, solo a determinate condizioni che ieri ha esplicitato durante una riunione convocata in prefettura a Trieste con rappresentanti di prefetture e questure, con l’assessore regionale Gianni Torrenti e gli esponenti delle amministrazioni comunali di Udine, Gorizia e Trieste. Alcune informazioni rassicurano gli amministratori.
La tendopoli creata dalla Protezione civile a Gorizia – 23 immigrati rimasti – sarà smantellata entro pochissimi giorni, così come verrà individuata una rapida soluzione per l’accoglienza in strutture private dei migranti accampati nell’area del Silos di Trieste, accanto alla stazione ferroviaria, e per quelli accampati sulle rive dell’Isonzo. Al Cara di Gradisca, inoltre, nessun profugo troverà spazio. Oggi il Fvg accoglie circa 840 persone, 349 arrivate via mare e 500 dall’Europa. Il numero è stabile, perché esiste una forte rotazione tra chi approda in regione e chi invece la lascia.
E il dato non sembra destinato a crescere, anche perché «l’emergenza è permanente – spiega Torrenti – ma gestibile e sotto controllo». I nodi però esistono. La città di Udine soprattutto è al limite. Ecco perché il ministero ha individuato l’ipotesi Tarvisio, così come per l’Isontino entro due settimane sarà sistemato a Cormons l’ex convento dei frati minori, per accogliere 10/15 persone al massimo, mentre un altro gruppetto troverà posto a Monfalcone.
«Cerchiamo di “spalmare” gli immigrati su più luoghi, perché l’impatto venga ridotto al minimo. L’impegno della Regione c’è – dice Torrenti –, anche sul fronte nella sicurezza sanitaria dove l’attenzione è altissima e quindi i controlli sanitari saranno rafforzati, anche a garanzia degli operatori, delle forze dell’ordine e della popolazione». La criticità invece è Udine, città che ha raggiunto il limite dell’accoglienza. Ecco perché la prefettura sta cercando una soluzione. Con ogni probabilità un luogo sarà individuato nella struttura Getur di Lignano, mentre dopo dicembre l’altra possibilità è Tarvisio.
«Ho ripetuto il mio parere contrario – racconta Carlantoni – perché ritengo che un Paese debba prima essere generoso verso i suoi cittadini e poi estendere la generosità all’esterno. Il mio no è determinato soprattutto da una questione di equità verso i miei cittadini, cui devo garantire sistemi di compensazione, perché in una piccola comunità le disuguaglianze si vedono subito e di più». Carlantoni ha fissato tre condizioni per aprire le porte di Tarvisio ai profughi.
«Chiedo che la caserma venga ceduta gratuitamente al Comune, così da essere messa sul mercato e riconvertita vista la vicinanza con piste da sci e alberghi, ma anche – aggiunge il sindaco – che l’accoglienza dei profughi sia temporanea e che il numero di persone non superi le 30/40 unità».
Degli immigrati a Tarvisio, comunque, si riparlerà da gennaio in poi, perché la caserma va sistemata – i lavori saranno a carico del ministero – e perché l’accoglienza non impatti sulla stagione turistica invernale. La partita però è aperta.
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