Pasticceria Galimberti: la famiglia Sgorlon lascia dopo trent’anni

Udine. Crisi, burocrazia e interessi diversi alla base della decisione. Luisa Tudech: i tanti sorrisi di questi anni ci hanno ripagato

UDINE. Ottobre 1986 - ottobre 2016. Sono passati trent’anni da quando la famiglia Sgorlon decise di avventurarsi nella gestione della storica pasticceria Galimberti, che da quasi un secolo occupa i locali del civico 76 di via Gemona.

Al tempo Luisa Tudech di mestiere faceva la mamma, ma raccolse la sfida di guidare l’azienda e in poco tempo s’inventò imprenditrice, affiancata prima dalla figlia Elena Sgorlon – che da cinque anni gestisce «Maga Magò» in via Leonardo Da Vinci – e poi da Sara, con la quale ha lavorato gomito a gomito sino agli ultimi giorni.

Da una settimana, infatti, la pasticceria ha chiuso i battenti e in queste ore sono in corso i lavori di restauro in vista della riapertura con la nuova gestione della famiglia di Fausto Di Salvo. E con il passaggio di testimone si chiude un capitolo di storia della città.

Un bel capitolo, che racchiude tre decenni e tanti ricordi di un’attività che ha visto i suoi anni migliori in una via Gemona ridente e vivace: l’alimentari all’angolo, la macelleria, il fruttivendolo, la posta e la farmacia, ma anche il calzolaio, Caucigh e Basevi.

Erano gli anni in cui via Gemona era ancora più bella, quando nel laghetto sguazzavano le anatre e c’erano le tartarughe, e «i bambini – ricorda Sara – entravano in negozio a chiedere il pane del giorno precedente da sbriciolare per veder accorrere gli animali».

Della crisi non c’era ombra e alla Galimberti si puntò sin dall’inizio alla qualità. Fino a otto anni fa si trovava anche il pane di propria produzione, poi l’attività si limitò alla rivendita puntando sempre più sulla pasticceria che ha da sempre rappresentato il cavallo di battaglia, tra ricerca di materie prime, massima cura dei dettagli, tradizione e novità.

Gli anni passano, la gestione diventa sempre più complicata tra costi del personale e burocrazia, tanto che in un lustro i dipendenti sono passati da 14 a sette, anche per l’acquisto di nuovi macchinari che consentono di pianificare la produzione. Per la colazione, una pastina, una confezione, un dolcetto, un pezzo di pane e il litro di latte all’ultimo minuto la pasticceria ha da sempre rappresentato un punto di riferimento.

E sono tantissimi gli udinesi che non hanno rinunciato a passare in via Gemona per un saluto all’attività che, negli ultimi anni, era diventata tutta al femminile.

Quel che mancherà di più a Luisa e Sara sarà proprio il rapporto e il contatto con i clienti: «Impossibile lavorare dietro al bancone senza un sorriso», assicurano. Perché, voglia o no, è uno di quei lavori che anche se hai la giornata storta ti mette il buonumore, ti fa stare in compagnia. È quel piccolo pezzetto di quotidianità che regala una chiacchiera o due parole di conforto.

Ci si affeziona, anche se non ci si frequenta e ci si conosce a malapena. «Trent’anni sono tanti, impossibile riassumerli – osservano le titolari –: abbiamo visto crescere bambini che oggi sono genitori, scherzato, riso e non sono mancati i momenti difficili, ma tutti i sorrisi di questi anni ci hanno ripagato e, assieme ai nostri clienti, sarà la cosa che ci mancherà di più».

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