«Pasqua, passaggio dalla schiavitù alla libertà»

«Pasqua», termine ebraico che significa passaggio ricorda per il popolo ebreo il «passaggio miracoloso attraverso il mar Rosso degli antenati», guidati da Mosè che consentì loro «da un’esistenza da schiavi sotto gli egiziani di essere un popolo di uomini liberi con la loro legge ricevuta da Dio stesso, la loro religione e anche il loro tempio».
«Gesù sceglie proprio i giorni della Pasqua per vivere l’ultima cena con gli apostoli e di affrontare la sua passione e morte» e per «inaugurare la nuova Pasqua; cioè, il nuovo passaggio dalla schiavitù della morte alla libertà». È un brano dell’omelia che l’arcivescovo di Udine monsignor Andrea Bruno Mazzocato ha pronunciato domenica mattina durante la santa messa di Pasqua, in Cattedrale.
L’arcivescovo ha ricordato quando, «il mattino di Pasqua, Maria Maddalena, Pietro e Giovanni entrano nel sepolcro in cui il corpo crocifisso del loro maestro era stato deposto. Vedono che la sindone, in cui il corpo di Gesù era stato avvolto, era lì, posata sulla pietra funebre, ma non c’era più Gesù.
L’evangelista Giovanni, ricordando il momento in cui constatò che il sepolcro era vuoto, scrive: “Vidi e credetti”. Comprese, grazie al dono della fede, che Gesù aveva mantenuto la sua promessa ed era risorto il terzo giorno. Comprese che aveva compiuto la grande Pasqua, il nuovo passaggio dalla schiavitù alla libertà. Non aveva sconfitto il potere di un padrone umano, come Dio aveva fatto per gli ebrei liberandoli dagli egiziani.Aveva affrontato sul suo corpo crocifisso il potere del padrone più cinico e implacabile che domina ogni uomo e che si chiama male e morte», ha spiegato Mazzocato.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto