Parcelle in nero: avvocato assolto dopo otto anni di battaglia legale

UDINE. A due anni dalla sentenza di condanna a 10 mesi per una vicenda di presunte parcelle in nero nei confronti dell’avvocato Gabriele Agrizzi, già presidente del Tribunale dei diritti del malato, la Corte d’appello di Trieste ha ribaltato il verdetto del giudice di Udine e ha assolto il professionista dalle imputazioni “perchè il fatto non è previsto dalle legge come reato”.
«A volte le vie della giustizia italiana sono nebulose» esordisce l’avvocato Agrizzi commentando una sentenza che non ha mai smesso di aspettare.
«In questi due anni ho continuato a lavorare – assicura – ma per la mia attività queste vicende sono particolarmente coinvolgenti e determinano valutazioni che lasciano il segno. Essere sotto processo – osserva – è dura per tutti, per un avvocato lo è ancora di più».
La pubblica accusa gli aveva contestato circa 415 mila euro di introiti in nero a saldo di alcune prestazioni professionali riferite al 2006 e omesse il fisco. Il 68enne legale udinese era stato pure accusato di truffa aggravata, in relazione all’apertura di una serie di conti correnti alla filiale Unicredit Private Banking, di viale Ledra.
La vicenda era approdata al tribunale di Udine dinanzi al giudice monocratico Mariarosa Persico che, nel luglio 2012, aveva pronunciato una sentenza di condanna a 10 mesi di reclusione con i benefici della sospensione condizionale della pena per l’accusa di infedele dichiarazione dei redditi, assolvendolo però dall’accusa di truffa aggravata.
Agrizzi, assistito dall’avvocato Tullio Padovani, ha proposto appello a Trieste, dove è partita un’ulteriore istruttoria che ha ribaltato il responso del tribunale di Udine.
«Dal 2006 a oggi – riassume Agrizzi – ho dovuto lottare per chiarire la mia posizione. Già in sede di dibattimento avevo spiegato che una consistente parte di quegli importi era stata dirottata per altre consulenze, ma non è bastato a convincere il giudice».
Così, l’istruttoria è ripartita dalla Corte di appello che ha chiesto l’acquisizione di nuova documentazione attraverso la polizia giudiziaria e ha sentito anche una teste, arrivando a una nuova sentenza diversa.
«È stato un lungo e difficile periodo – ammette Agrizzi – devo ringraziare l’avvocato Padovani, professore di diritto penale normale di Pisa, che mi ha sempre sostenuto e ha creduto in me. Nel frattempo – aggiunge – ho continuato a lavorare come volontario nell’Associazione diritti malato portando mia esperienza e mantenendo un impegno quotidiano che garantisco da 30 anni per dare supporto a chi, oltre a una consulenza sotto il profilo legale, ha anche bisogno di un sopporto umano. Nessuno mi compenserà per questi anni – assicura – ma ora il mio respiro è meno affannoso».
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