Papillon in mano ai romeni «Ma italiani bene accetti»

Pordenone, sul web la scritta “O con una donna o ingresso vietato”. «Solo un malinteso». Intanto in rete è rivolta e la Lega: «Razzismo al contrario, anche contro i gay»

PORDENONE. Polemiche in serie per il nuovo corso della storica discoteca dei pordenonesi, il Papillon di Roveredo in Piano, acquisito da un imprenditore romeno. Aveva fatto discutere la scritta sulla pagina Facebook del locale con cui i nuovi proprietari negavano l’accesso agli italiani “se non accompagnati da una donna”. Sul web si è scatenata la protesta e in serata il titolare ha chiarito: «Si è trattato di un malinteso. Qualunque italiano, anche da solo, può avere accesso al locale».

La svolta. Di certo la discoteca ha cambiato proprietà: non è più di un imprenditore tricolore (Alberto Pradal) ma è passata in mani straniere. Il club è stato rilevato da Ramiz Kryeithadi, imprenditore albanese, numero uno della Torre Montaggi che, per diversificare il rischio, ha deciso di investire nel “Papi”. Tutto bene, fino all’annuncio della prima serata apparentemente “bandita” agli italiani. «Da sabato lo staff ha deciso di selezionare gli ingressi – si leggeva nell’annuncio pubblicizzato attraverso il sociale network Facebook –: le persone di nazionalità non romena, non potranno entrare se non accompagnate da una donna». Serate solo dedicate al popolo balcanico, dunque? «No, ci siamo espressi male. La limitazione non era per gli italiani. Era una scusa per evitare l’ingresso di alcuni clienti molesti e ubriachi. Per noi la sicurezza viene prima di tutto. Ci spiace se non abbiamo fornito il messaggio in maniera corretta».

Le proteste. Chi l’ha presa alla lettera, però, ieri ha protestato con vigore. “Italiani esclusi: Roveredo diventa la Svizzera e il Belgio di metà novecento” uno dei commenti. Oppure: “Un locale della zona nega l’entrata ai ragazzi italiani se non accompagnati da una donna: a parte il fatto che non sento parlare nessuno di razzismo contro noi sfigati italiani.. ecco che io mi permetto di dire solo una cosa... continuamo così…”.

La politica. Il caso è diventato anche politico. La Lega nord, in particolare, ferma alla versione non precisata della notizia, ha reagito duramente: «Sono curioso di vedere se tutte le organizzazioni di sinistra che costantemente accusano le presunte intenzioni razziste degli italiani, questa volta, dove c’è un caso di vero razzismo contro gli italiani, cercheranno di intervenire – ha detto il segretario della sezione di Pordenone Riccardo Piccinato -. Sono inoltre curioso di vedere se anche l’Arcigay protesterà, visto che a quanto pare le coppie di uomini italiani non possano entrare...».

Le nuove discoteche. Ma perché, a suo tempo, nessun pordenonese ha rilevato il Papillon? Perché – oramai, emerge da un giro di pareri fra gli addetti ai lavori – le discoteche funzionano solo (o quasi) con target specifici. Come quello dato dal nuovo corso del locale di Roveredo. Ma non solo: «Si è frenati da una concorrenza irregolare - ha analizzato uno storico pr del Pordenonese, Andrea Buzzai -: Tanti bar si comportano da discoteche senza avere le licenze (la “C”, per esempio): abbattono i costi, permettono al cliente di risparmiare». Locali che eludono le regole, ma anche assenza di vere e proprie strutture. «Manca un luogo polifunzionale – ha denunciato Buzzai – che invece c’è a Treviso: più discoteche, sistemate l’una accanto all’altro, lontane dai centri abitati. L’ideale. I pordenonesi sono ormai emigrati là». Lasciando il Papillon in mano ad altri.

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