Paolo Fazioli, lo “Stradivari” dei pianoforti che ha conquistato il mondo

Il neo cavaliere del lavoro: ho preferito Sacile a Roma per produrre l’eccellenza. Tra i numeri unici un modello rosso Ferrari e un altro rivestito in foglia d’oro

SACILE. Il sogno di Paolo Fazioli, oggi, è ancora fare pianoforti bellissimi, lo stesso che aveva quando nel 1981, partendo da una famiglia d’industriali del legno, iniziò la sua attività che è divenuta un’eccellenza italiana nel mondo: costruire pianoforti a coda e da concerto.

A distanza di anni, l’ingegnere diplomato in pianoforte, capace di fare suonare la grande musica, continua a guardare avanti senza mai adagiarsi sui successi conseguiti (e sono davvero molti). Neppure oggi che il suo nome compare nell’elenco dei nuovi Cavalieri del Lavoro nominati dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

«E’ un riconoscimento che mi onora - spiega il fondatore e presidente della Fazioli - e lo considero un nuovo punto di partenza più che d’arrivo. Sono convinto che siano soprattutto importanti le cose che si fanno».

Fondata nel 1981 a Sacile, la Fazioli Pianoforti spa è tra le aziende leader a livello mondiale nella produzione integrale di pianoforti a coda e da concerto.

Circa il 90 per cento del fatturato deriva dall’export, la produzione si orienta oggi su 140 pianoforti l’anno, ma le richieste sono sempre maggiori e arrivano da Cina, Russia, Far East, Sud America e Paesi emergenti, oltre che dal mercato europeo e da quello nord americano.

Paolo Fazioli, nato a Roma nel 1944, ingegnere con studi musicali, ha avuto l’intuizione di trasformare nel 1981 il mobilificio di famiglia in una fabbrica di pianoforti utilizzando proprio l’abete rosso della Valle di Fiemme, un’intuizione che negli anni ha fatto di lui lo “Stradivari” dei pianoforti. «Immaginare allora cosa sarebbe diventata oggi la Fazioli, era impossibile.

Agli inizi, ho pensato solo che l’idea di costruire pianoforti avrebbe potuto forse avere degli sviluppi facendo un buon lavoro. Ma da qui, a oggi...».

Oggi la Fazioli è una realtà che dà lavoro a 50 persone per un giro di affari di circa 10 milioni di euro. «Sono stati anni a volte difficili, soprattutto all’inizio. I primi risultati, infatti, non furono subito incoraggianti. Ricordo che qualcuno cercò anche di farmi cambiare idea.

Io invece, anche in quei momenti, ho sempre creduto in quello che facevo. Ho continuato ad andare avanti. Un cambiamento importante si verificò con l’apertura del mercato degli Stati Uniti, verso il 1995-96. Allora capii che ero sulla strada giusta e che il mio progetto stava partendo».

Sono passati 35 anni e i pianoforti Fazioli hanno conquistato i più importanti artisti, tra cui Hélène Grimaud, Maurizio Baglini, Herbie Hancock, Angela Hewitt, Friedrich Gulda, Vladimir Ashkenazy, Murray Perahia, Annie Fischer, Nikita Magaloff, Aldo Ciccolini, Lazar Berman. Allo stesso tempo, l’affermazione avviene anche nei più importanti concorsi pianistici del mondo: dal Tchaikovsky di Mosca allo Chopin di Varsavia.

La prestigiosa Juilliard School a New York ha un gran coda, come il Conservatorio di Parigi, l’Università della musica a Vienna e l’Accademia Gnessin a Mosca.

Quali i momenti più emozionanti della sua storia? «Ricordo nel 1984, quando Aldo Ciccolini usò il Fazioli per la prima volta al Teatro alla Scala e poi il concerto di Alfred Brendel. Quest. i furono i momenti più emozionanti anche per la mia grande tensione. Avevo paura che succedesse qualcosa. Invece, andò tutto bene».

Non esiste un’unica risposta per capire il successo di Fazioli. «I fattori che hanno determinato questo risultato sono diversi. Un comune denominatore di essi, ad ogni modo, è stata la mia tenacia. Il fatto di non fermarmi davanti a niente, forse la mia “testa dura”.

Davanti agli ostacoli, non mi sono abbattuto, ma ho cercato di capire le cause che avevano determinato quell’insuccesso per poi ripartire. Fare tesoro degli errori: questa è la mia filosofia. Anche oggi».

Tra gli obiettivi che si prefiggo «mantenere un’elevata qualità, rappresentare l’élite, o meglio la Ferrari della costruzione dei pianoforti». Per alcuni sofisticati clienti dalla fabbrica di Sacile sono usciti proprio un pianoforte colore Rosso Ferrari e altri blu o bianchi. Non ultima, tra le produzioni, un piano interamente rivestito in foglia d’oro.

Allori sui quali non bisogna mai fermarsi. «Punto - continua Fazioli - alla ristrutturazione dell’azienda per renderla ancora più solida. Stiamo andando incontro a periodi non facili e il mercato seleziona sempre di più. Sogno una fabbrica “modello” che si distingua per ciò che produce, ma anche per come lavora e per chi vi lavora al suo interno».

Su decisione dello stesso ingegner Fazioli la fabbrica si è dotata dal 2005 nell’area produttiva, della Fazioli Concert Hall: una sala per concerti di 200 posti con una sala di registrazione tecnologicamente all’avanguardia e una stagione concertistica di assoluto livello che porta in riva al Livenza artisti di caratura internazionale che hanno la possibilità di provare sul campo la qualità degli strumenti musicali realizzati in Friuli.

«Nel 1980 avrei potuto scegliere dove collocare l’azienda decidendo fra Roma e Sacile. Contro ogni aspettativa, ho deciso che la Fazioli sarebbe nata a Sacile. La fabbrica si trova in un hinterland eccezionale, nella parte di Italia più evoluta dal punto di vista imprenditoriale. Ho trovato qui il terreno fertile per crescere e il legame della Fazioli con questo territorio è strettissimo. Oggi sono convinto infatti, che quella decisione fu strategica».

Una storia friulana d’eccellenza riconosciuta dall’onorificenza consegnata dal presidente della Repubblica.

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