Paolini e Brunello in duo per sfida al Mittelfest
L’attore e il violoncellista a Cividale hanno riletto “Notte trasfigurata” di Schönberg. «Con Mario la musica è narrativa».

CIVIDALE. Una “sfida” - la definisce cosí - e un atto di amicizia, nel solco di una consuetudine che (contando, ormai, otto anni di esperienze) sta diventando una tradizione: Marco Paolini racconta l’operazione scenica che lo ha visto protagonista al Mittelfest, ieri sera, insieme al violoncellista (e, appunto, amico di vecchia data) Mario Brunello, in una singolare abbinata fra musica (la Verklärte Nacht/Notte trasfigurata di Schönberg) e parole.
Perché, spiega l’attore, il progetto che lo ha riportato al Ristori (dove tre anni fa aveva proposto, con successo, Il sergente) è frutto di un percorso quasi decennale: «L’idea - racconta - nacque nel 2003. Il primo passaggio consistette nell’affiancamento di un narratore a un’orchestra: allora utilizzammo la partitura di Schönberg per orchestra e sestetto. Per Mittelfest, invece, abbiamo scelto quella per trio, dunque un adattamento. Quest’avventura è figlia dello spirito di un’amicizia. Con Brunello mi trovo ogni estate, nei boschi del Trentino. Mescoliamo i nostri mestieri, creando momenti di spettacolo per un numero ristretto di persone: ognuno di noi si compromette un po’ col lavoro dell’altro». Si cerca un punto d’incontro, insomma, una forma di amalgama.
E la serata proposta a Cividale è, quindi, una sorta di sintesi di tale processo: «Il testo che ho prodotto per Mittelfest - dice l’artista - non lo avrei mai scritto per una mia esibizione in forma, come dire?, autonoma. Parlare mentre uno suona musica classica rappresenta un azzardo: per Mario Brunello, del resto, la musica è narrativa, e Verklärte Nacht è ispirata da un poemetto... Noi suoniamo quella melodia reinserendoci una “prosetta” a sua volta ispirata da quello stesso brano musicale». Tutto ciò, precisa subito Paolini, rispettando una serie di vincoli: «Non si trattava di una scrittura libera, c’era una serie di passaggi obbligati da rispettare».
Dando alla vicenda, però, un tocco di modernità, svecchiandola. Perché se la musica di Schönberg emoziona ancora chi l’ascolta, probabilmente non vale lo stesso per il testo originale. «Le note - commenta l’attore - colpiscono oggi come un secolo fa; il poemetto... beh, quello ha fatto il suo tempo». Nessuna divagazione, invece, in materia di attualità italiana: intercettato in serata, al termine delle prove, Marco Paolini si è affidato - nella sostanza - a un eloquente no comment. «Un giudizio sulla situazione culturale nel nostro Paese? Impossibile, cosí di corsa. Ci vorrebbero... ore». Un bel momento di Mittelfest quindi, lo spettacolo di ieri, e un graditissimo doppio ritorno: dei precedenti dell’artista-scrittore nella città ducale già si è detto, e Brunello non è certo da meno. Anzi, con il festival sembra avere instaurato un legame indissolubile.
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