Padre Odorico, il Beato da rendere Santo

PORDENONE. La tradizione cattolico-cristiano lo chiama “l’apostolo dei cinesi”. L’iconografia religiosa lo rappresenta con la croce e la bibbia in mano, da vero pastore d’anime ed evangelizzatore di terre e mondi sconosciuti con l’unico scopo di «guadagnare anime a Cristo».
É passato alla storia come un taumaturgo, in grado cioè, per intercessione divina, di guarire ogni male. Ma il Beato Odorico da Pordenone è stato soprattutto un frate francescano. Un sacerdote che, da più di sette secoli, rappresenta un punto di riferimento assoluto per la comunità cristiana pordenonese e dell’intero Friuli.
Un simbolo di fede incrollabile e di amore per l’umanità che adesso cerca, e con lui la schiera dei fedeli di questa Regione, il riconoscimento massimo dalla Chiesa di Roma: la santificazione.
In Oriente. Nato, secondo la tradizione, a Villanova di Pordenone attorno al 1285, Odorico entra, appena quindicenne, tra i frati minori del convento di San Francesco a Udine. Rifiuta incarichi nel convento e nella provincia dell’ordine perchè lo scopo della sua vita è uno e preciso: portare la parola di Cristo agli angoli del mondo allora conosciuto.
A un certo punto, infatti, chiede e ottiene di partire per il mitico Catai, grossomodo l’attuale Cina, allora dominio dei Mongoli. E dalle parti di Pechino, Odorico, arriva nel 1318 dopo un lunghissimo viaggio da lui descritto nell’Itinerarium. Tocca tutte quelle terre – da Ceylon, alle isole Andamane, passando per le Filippine, Sumatra e Giava – che in questi giorni sono protagoniste della visita pastorale di papa Francesco sulle orme di Marco Polo e del primo missionario ai confini del mondo: Giovanni da Montecorvino.
Beatificazione. Fra il 1325 e il 1328 Odorico è a Khanbaliq, capitale dell’impero mongolo dove i frati minori si erano conquistati la simpatia del Gran Khan. Ma dopo tre anni gli viene ordinato di tornare in Europa con il mandato di chiedere al pontefice l’invio di 50 missionari. Ci mette due anni prima di sbarcare a Venezia.
Secondo la tradizione si ammala a Pisa, mentre cerca di raggiungere Avignone, e infine, tra mille peripezie, torna al convento della sua giovinezza, a Udine, dove spira poco dopo: il 14 gennaio 1331.
Il patriarca di Aquileia Pagano della Torre si attiva immediatamente per la sua canonizzazione – attribuendogli diversi miracoli avvenuti grazie alla sua intercessione –, ma bisognerà attendere il 2 luglio 1755, più di quattro secoli dopo, per il riconoscimento ufficiale della beatificazione da parte di papa Benedetto XIV.
E adesso la comunità religiosa friulana si augura che per la causa di canonizzazione, ripresa ufficialmente nel 2002, non ci sia la necessità di aspettare altre centinaia di anni.
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