Padre Gabriele di nuovo all’attacco: querela all’editore

Piero Mantero indagato per diffamazione a mezzo stampa Lo definì “novello anticristo”. Il difensore: indimostrabile
ANTEPRIMA Feletto Umberto 29-11-2008 padre gabriele
ANTEPRIMA Feletto Umberto 29-11-2008 padre gabriele

di Luana de Francisco

Di lui e delle sue performance, tra le centinaia di seguaci che, per almeno due anni, avevano partecipato agli incontri organizzati tra Feletto Umberto e Pradamano, non si sente più parlare da tempo. Ma l’eco del passaggio in Friuli di padre Gabriele, il monaco ortodosso ribattezzato anche nella nostra regione come il “prete dei miracoli”, continua a farsi sentire. Anche a distanza di oltre un anno, cioè dall’ultima volta in cui, attraverso i suoi più stretti collaboratori, aveva fatto sapere di trovarsi in ritiro spirituale per la Quaresima in un non meglio definito monastero. Ma quella che spira sul centro “San Charbel” di Feletto, dove il sacerdote aveva trovato ospitalità e da dove, terminata d’improvviso l’intesa con l’editore Piero Mantero, era stato infine “sfrattato”, ancora una volta è aria di tempesta. Ovvero, dell’ennesima querela.

Nel mirino di Domenico Fiume, questo il nome all’anagrafe del prete ortodosso, due articoli pubblicati sulla rivista “Il segno del soprannaturale”, rispettivamente nell’agosto e nel settembre del 2010. Entrambi a firma dello stesso direttore delle edizioni “Segno”, Mantero. Che, a seguito della querela presentata da padre Gabriele, ora risulta indagato dalla Procura di Treviso, sede della pubblicazione del periodico, per l’ipotesi di reato di diffamazione a mezzo stampa, nella duplice veste di direttore responsabile della rivista e di autore dei pezzi. A urtare la suscettibilità di padre Gabriele erano stati, in particolare, i passaggi che lo vedevano descritto in un caso come un “novello anticristo” e, nell’altro, come un “falso profeta” e un “falsario del Vangelo”. Troppo, secondo il “prete dei miracoli”, per non lanciarsi in una nuova crociata contro il suo ex mecenate. Lo stesso che, in precedenza, parlando di fronte ai suoi fedeli, nel corso di una delle ultime “adunate” a Pradamano, aveva deciso di perdonare per la denuncia-querela che, a sua volta, si era visto notificare dai carabinieri, con l’accusa di ingiurie e minacce.

Ora, però, complice forse la distanza - stando alle ultime notizie, padre Gabriele ha trasferito la propria base in Piemonte -, nessuno dei due sembra più disposto a porgere l’altra guancia. Convocato dai carabinieri di Feletto e interpellato sui due articoli, Mantero si è avvalso della facoltà di non rispondere. «Non si può processare qualcuno per opinioni in materia religiosa - spiega il suo difensore, avvocato Nino Orlando -. Mai come in questo caso, ci si muove sul terreno dell’opinabile. Se è vero che chiunque può dirsi ministro di dio, è altrettanto legittimo sostenere il contrario. Ma una cosa è definirsi tale, un’altra è dimostrare, prove alla mano, che le cose stanno realmente così». Ma la battaglia della fede non finisce qui. Su fatti analoghi, padre Gabriele ha promosso anche una causa civile. Obiettivo, ottenere la condanna di Mantero pure sul piano del risarcimento dei danni morali.

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