Osservatorio chiuso, si riapre la polemica

SAVOGNA. Tre secche smentite: per la Comunità montana del Torre, Natisone e Collio nessuna delle affermazioni fatte dall’Associazione friulana di astronomia e meteorologia di Remanzacco in relazione al caso dell’Osservatorio astronomico del Matajur (realizzato con 300 mila euro, ma finora praticamente mai usato) corrisponderebbe al vero.
Se a febbraio, quando la vicenda era affiorata per la prima volta, l’ente montano aveva optato per il silenzio, ora no: «È bene chiarire alcune cose», esordisce il commissario straordinario Sandro Rocco, in carica dal settembre 2013, periodo in cui il lungo iter progettuale e costruttivo della potenziale finestra sulle stelle (ricavata nella struttura che un tempo ospitava la partenza dello skilift) era arrivato al capolinea. «Da quando guido la Comunità – sottolinea Rocco – non ho avuto alcun colloquio col presidente dell’Afam, che non mi ha mai contattato né ha risposto alla lettera che gli avevo inoltrato lo scorso inverno, a seguito del primo articolo che la stampa aveva dedicato al caso».
Avanti, quindi, con le sconfessioni: «Punto primo: il 21 agosto 2013 – ricostruisce Rocco – fu rilasciata certificazione di agibilità all’edificio. Non capisco, dunque, perché si sostenga che la cupola non è praticabile. A noi non risulta affatto: faccio presente, peraltro, che l’Afam ha monitorato tutte le fasi della progettazione. È evidente, per questioni di capienza, che nella parte alta della struttura non potrebbero accedere grandi gruppi di persone, ma ciò non significa che il livello superiore sia inutilizzabile. Punto secondo: in base agli accordi sottoscritti con l’associazione di Remanzacco, la Comunità montana non ha nei confronti della stessa alcun impegno di natura economica; non siamo tenuti, in altre parole, a garantire contributi per le attività del sodalizio. A nostro carico vi sono semplicemente le opere di straordinaria manutenzione, mentre quelle di carattere ordinario rientrano, sempre secondo l'intesa, nelle competenze dell’Afam».
Punto terzo: «Ma chi ha detto che gli strumenti tecnologici per l’avvio della funzionalità dell’osservatorio devono essere forniti all’associazione?». Posizioni antitetiche, insomma, quelle dell’ente proprietario del bene e della realtà incaricata della gestione. «A questo punto organizzeremo un incontro – dice Rocco – per capire cosa serve per far funzionare il polo scientifico».
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