Oncologia, tagli a Pordenone: salve Latisana e San Daniele

Di 5 strutture operative complesse ne restano 2, tutte al Cro. L’assessore regionale Riccardi: «Ci sarà più integrazione»
Bonaventura Monfalcone-11.04.2016 Pronto soccorso-Ospedale di San Polo-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-11.04.2016 Pronto soccorso-Ospedale di San Polo-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

L’ospedale Santa Maria degli Angeli di Pordenone perde la struttura operativa complessa (reparto) di oncologia, la direzione dell’attività è demandata alle due del Cro, ma cresce la preoccupazione per un indebolimento dell’ospedale cittadino e per la sanità provinciale.

La decisione

La soppressione è stata deliberata martedì dal direttore generale del Cro Adriano Marcolongo. Una soppressione decisa nell’atto aziendale dell’istituto di ricerca e cura pedemontano che prevede solo due strutture operative complesse (Soc), una di oncologia medica e prevenzione oncologica e una di oncologia medica e tumori immunocorrelati, entrambe al Cro. Nelle scorse settimane i primari del Santa Maria degli Angeli avevano espresso la propria contrarietà in un incontro con l’assessore regionale alla Sanità Riccardo Riccardi che si era perso tempo per decidere pur sottolineando che il riferimento provinciale doveva essere il Cro. Martedì scorso, invece, la decisione di soppressione della struttura operativa complessa e del ruolo di primario a partire dal 1 marzo, ricoperto fino ad ora dal dottor Paolo Sandri. Decisione prevista dall’atto aziendale che, evidentemente, si è deciso di non rivedere.

Il quadro in regione

La provincia di Pordenone, quindi, perde una struttura per la cura dei tumori. Ma in Friuli Venezia Giulia qual è la situazione di strutture di oncologia e ematoncologia (cura di leucemie e tumori del sangue)? Come sono ripartite fra province? A Trieste sono tre, compresa quella pediatrica al Burlo Garofolo. Udine, invece, ne ha quattro, di cui due negli ospedali periferici di San Daniele del Friuli e Latisana. Pordenone, invece, ne avrà solo due: è vero che si troveranno al Cro di Aviano, punto di riferimento nazionale per la cura dei tumori, ma è anche vero che oltre il 50 per cento dei pazienti arrivano da fuori regione. Pordenone, che partiva da cinque strutture operative complesse (tre al Cro, una al Santa Maria degli Angeli di Pordenone e una a San Vito al Tagliamento-Spilimbergo) si ritrova con tre in meno, ultima nella lista insieme a Gorizia.

Le attività svolte

L’elenco delle attività oncologiche che vengono svolte al Santa Maria degli Angeli è lungo. Si parte dai reparti di medicina, che curano leucemie e le persone anziane colpite da tumori. Si passa poi alla pneumologia, per proseguire con urologia, otorinolaringoiatria, chirurgia generale, ginecologia. C’è poi l’unità di senologia, che accompagna le donne nel percorso dal sospetto del tumore fino alla ricostruzione del seno con una media di 150 interventi l’anno. C’è poi l’attività ambulatoriale. L’accordo tra Cro e Aas 5 sullo scambio di funzioni risale al 2016 e prevede che resti invariata l’offerta, ma bisognerà vedere quali saranno le conseguenze dirette di tali ultimi sviluppi sui pazienti. A quanto pare se ne saprà di più la settimana prossima, quando è stato convocato un incontro tra tutti i primari pordenonesi interessati e quelli delle due Soc del Cro per organizzare l’attività.

Le garanzie

L’assessore regionale alla Sanità Riccardo Riccardi, intanto, rassicura: «Quello che accade – afferma – è già programmato da tempo, ovvero la maggiore integrazione tra il Cro e l’ospedale. Il servizio, quindi, avrà una garanzia di continuità».

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