Omicidio Tulissi: un filmato scagiona il figlio di Calligaris

Ecco le motivazioni della richiesta di archiviazione del pm. Il giovane non si trovava in villa al momento degli spari.     
Manzano 13 novembre 2008. Casa omicidio. Telefoto Copyright / Foto Agency Anteprima Udine
Manzano 13 novembre 2008. Casa omicidio. Telefoto Copyright / Foto Agency Anteprima Udine

UDINE. Un alibi assolutamente disinteressato a coprirlo, la testimonianza di una vicina di casa, i filmati di un supermercato di San Giovanni al Natisone e i tabulati telefonici relativi ai contatti con il padre. Oltre, naturalmente, all’esito negativo della prova dello sparo, cioè degli accertamenti effettuati su corpo e abiti, per evidenziare l’eventuale presenza di residui derivanti dall’esplosione di colpi di arma da fuoco. È alla luce di questi elementi e, quindi, di un quadro probatorio giudicato insufficiente a sostenere l’accusa in giudizio, che il sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale per i minorenni di Trieste, Chiara De Grassi, ha chiesto al Gip l’archiviazione del procedimento a carico di Giacomo Calligaris, il maggiore dei figli di Paolo, indagato insieme al padre per l’omicidio di Tatiana Tulissi, la 36enne uccisa a colpi di pistola, l’11 novembre 2008 - quando il giovane era ancora minorenne -, nella villa di Manzano, nella quale la coppia conviveva. Motivazioni che, tuttavia, non hanno affatto convinto il legale della famiglia Tulissi, avvocato Laura Luzzatto Guerrini, che ha prontamente presentato opposizione all’istanza del magistrato, sostenendo la necessità di un’integrazione d’indagine. Analogo il copione per quel che riguarda la posizione di Paolo Calligaris, per il quale anche il pm Matteo Tripani, titolare del fascicolo fino al giorno del suo trasferimento alla Procura di Trieste, aveva chiesto l’archiviazione, cui era immediatamente seguita l’opposizione dell’avvocato Luzzatto.

Sostanzialmente in linea con quanto sollecitato anche dal difensore di Calligaris jr, avvocato Massimo Cescutti, il pm non si è limitato a elencare le ragioni, per le quali non esisterebbero elementi sufficienti a giustificare il mantenimento del nome del ragazzo nel registro degli indagati, ma ha annunciato anche il proseguo dell’inchiesta, seppure con un nuovo procedimento a carico di ignoti. Un approfondimento investigativo - è stato spiegato - legato, in particolare, alle risposte giunte dagli accertamenti balistici, che avevano permesso di risalire alla marca e al modello dell’arma (un revolver a tamburo calibro 38) e delle munizioni usate per il delitto e cui era seguito il sequestro di tutte le pistole compatibili detenute in regione e la selezione di quelle destinate a ulteriori accertamenti tecnici.

Quanto alla ricostruzione che porterebbe a escludere qualsiasi coinvolgimento di Giacomo nell’omicidio, il pm si è soffermato su una serie di riscontri favorevoli alla tesi che sostiene la sua assenza dalla villa nell’ora del delitto (avvenuto, secondo gli inquirenti, tra le 17.40, orario del ritorno a casa dal lavoro di Tatiana, e le 18.33, quando Paolo ha effettuato la prima chiamata al 118). In visita nel pomeriggio dalla nonna a Villanova del Judrio, verso le 17 Giacomo si sarebbe recato a fare la spesa al Despar di San Giovanni, dove avrebbe telefonato al padre, con cui si era accordato d’incontrarsi più tardi, per portare il buggy dal meccanico, a Manzano, e dal quale, verso le 18.20, avrebbe ricevuto una telefonata con cui lo avvisava di trovarsi a Medea. Tutti particolari confermati dalla videosorveglianza del supermercato e dai tabulati telefonici delle rispettive utenze cellulari, oltre che dall’alibi - un cognato di Tatiana - che avrebbe visto Giacomo a Villanova ancora attorno alle 18.23. Decisiva anche la deposizione di una vicina, che avrebbe sentito gli spari, appunto, verso le 18.30. E cioè quando il ragazzo, giunto alla villa dopo il padre, non era ancora arrivato, nè avrebbe potuto entrare, non possedendo il telecomando necessario ad aprire il cancello.

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