Omicidio, in carcere il convivente: lo inguaiano delle tracce di sangue
Svolta nelle indagini sull'omicidio della barista di Latisana: sull'uomo accuse pesantissime. La donna trovata morta sabato mattina sull'argine del Cavrato

LATISANA.
La svolta è arrivata in piena notte, con il rinvenimento di elementi ritenuti decisivi dai carabinieri. Tracce di sangue. E così ieri mattina, dopo una intera notte di interrogatorio, Gianni Lirussi, convivente di Eufemia Rossi, la barista di 56 anni, residente a Latisana, trovata morta sul gradone dell'argine del canale Cavrato a Cesarolo di San Michele al Tagliamento, è stato posto in stato di fermo e tradotto nel carcere veneziano di Santa Maria Maggiore. L'ipotesi di reato è pesantissima: omicidio e occultamento di cadavere.
Lirussi, assicuratore in pensione 65enne, ha resistito all'interrogatorio pressante dei carabinieri. Proprio lui aveva denunciato venerdì sera la scomparsa della convivente. L'uomo non ha ammesso nulla e ha respinto le accuse fornendo una ricostruzione della giornata di venerdì, giudicata attendibile ma senza particolari riferimenti.
E proprio all'ultimo, quando oramai i carabinieri del nucleo investigativo di Venezia del maggiore Luca Pettinato e del capitano Enrico Risottino, coordinati dal magistrato di turno, Massimo Michelozzi, stavano quasi per valutare altre strade è arrivata la novità decisiva: quelle tracce di sangue su alcuni oggetti che sono ritenute la svolta dell'indagine.
Freddo e tranquillo, quasi distaccato. Così viene descritto il comportamento di Lirussi. Non ha perso il controllo, non si è mostrato disperato per i sospetti nei suoi confronti. Ha ribadito la sua innocenza, negando ogni addebito ma secondo gli investigatori dell'Arma, gli indizi nei suoi confronti sono pesanti.
Verifiche, analisi e controlli si sono susseguiti anche ieri, nel riserbo degli inquirenti. A pesare è stato inizialmente quell'episodio di mesi fa: la brutta caduta dalle scale della signora Eufemia. La barista l'aveva attribuita ad una spinta del convivente durante un litigio, poi aveva ritrattato tutto.
Ieri l'anatomopatologo Antonello Cirnelli ha eseguito un approfondito esame esterno sul cadavere della donna, in attesa oggi dell'incarico per l'autopsia. Le lesioni alla testa impressionano, fanno pensare ad una violenza brutale.
Ma i punti da chiarire sono tanti: il luogo dell'omicidio, le modalità anzitutto, l'arma usata, il movente. Bisogna capire se il colpo alla testa ha ucciso la donna o la lesione è una conseguenza della caduta dal muretto sopra l'argine. La morte potrebbe anche essere sopraggiunta in quel punto, vista la quantità di sangue rinvenuto. Analisi sono state eseguite sullo scatolone trovato vicino al corpo, per capire se è stato trasportato da un altro luogo, teatro della vicenda, o se il canale di Cesarolo è anche il luogo dell'omicidio.
Controlli sono stati effettuati anche sulla macchina della donna, trovata vicino al cimitero di San Michele, e nella casa di Latisana in cui viveva la coppia così come nell'automobile del fermato. Maggiori dettagli si conosceranno oggi nella conferenza stampa convocata al nucleo investigativo dei carabinieri a Mestre.
Su segnalazione di un passante, sabato è stato scoperto il corpo di Eufemia Rossi, trovata a braccia aperte, riversa sull'argine di cemento di un canale scolmatore, con ferite al volto e al cranio che l'autopsia dirà se siano frutto di un primo pestaggio e quindi di un colpo in testa inferto con un oggetto al momento non identificato o se il corpo abbia riportato ulteriori offese nella caduta dal muretto soprastante l'argine.
Al vaglio del medico legale c'è anche la possibilità che la morte sia sopraggiunta dopo le botte, per l'impatto con il cemento, dove è rimasto tanto sangue. Il cuore dell'indagine riguarda proprio il luogo nel quale la barista è stata uccisa. Analisi sono state eseguite in primo luogo sullo scatolone trovato vicino al corpo, per capire se è servito a trasportarlo: se, quindi, Eufemia Rossi sia stata uccisa o percossa altrove e lì poi scaricata.
La sua automobile è stata trovata in un altro luogo, da dove, evidentemente, qualcuno l'avrebbe prelevata. Anche la casa che la barista condivideva con Lirussi a Latisana è stata minuziosamente setacciata, così come l'automobile del fermato.
Gli investigatori devono chiarire ancora molti aspetti, per cui i livelli d'indagine sono diversi: da una parte bisogna "scavare" sui rapporti tra i due conviventi, vistro che c'è già un precedente violente, valutare che cosa è accaduto nelle ultime ore di vita della donna e capire dove è avvenuto l'omicidio e perchè l'assassino ha messo il corpo in un cartone cercando poi di sbarazzarsene tentando di gettarlo nel canale Cavrato. Forse già oggi ci potrebbe essere una risposta ad almeno uno degli interrogativi.
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