Omicidio della barista, nuovi accertamenti nel garage
LATISANA
Le ferite riscontrate sul capo di Eufemia Rossi, la barista 56enne di Latisana trovata morta, con la testa sfondata, il 2 aprile, a San Michele al Tagliamento, potrebbero essere compatibili con la scaffalatura di un mobile presente nel garage di via Percoto, a Latisana, dove la donna è stata uccisa. È attorno a questa ipotesi che sta lavorando il perito incaricato dall’avvocato Daniela Lizzi, difensore di Gianni Lirussi, il 65enne ex assicuratore di Pozzuolo in carcere con l’accusa di omicidio, di fare luce sulla dinamica della lite che portò all’uccisione della sua convivente. Ed è per questo che, una settimana fa, perito e inquirenti sono tornati nel garage: durante il sopralluogo, è stato effettuato il calco di una vecchia consolle di legno, contro la quale la Rossi, cadendo, sarebbe andata a sbattere con il capo.
Una ricostruzione che permetterebbe alla difesa di giocare la carta della preterintenzionalità e che, dopo mesi di indagini e, in particolare, dopo l’interrogatorio al quale Lirussi è stato sottoposto, in luglio, dal pm Maria Caterina Pace e dal procuratore capo, Antonio Biancardi, sembrerebbe essere stata presa in considerazione anche dai carabinieri del Nucleo investigativo di Udine, finora orientati a seguire la pista suggerita dai colleghi del Ris di Parma, secondo cui la barista sarebbe stata finita con un colpo inferto da un oggetto contudente, peraltro mai trovato. Da qui, la decisione di dissequestrare la casa, ma non il garage, dove gli inquirenti torneranno per ulteriori accertamenti, finalizzati a verificare, appunto, la compatibilità tra le dichiarazioni rese dall’indagato - che ha continuato a sostenere di avere agito al colmo dell’esasperazione, colto da un raptus, nel corso di una discussione - e la posizione e la forma del mobile. (l.d.f.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto