Omicidio Burgato, confermato l’ergastolo a Lisandra

È la sentenza pronunciata oggi dalla Corte d’assise d’appello di Trieste. La 22enne cubana si era sempre professata innocente scaricando le colpe sul fratello Reiver

TRIESTE. Ergastolo era ed ergastolo resta: la Corte d’assise d’Appello di Trieste ha confermato la sentenza del carcere a vita emessa dal gup di Udine il 3 ottobre del 2013 nei confronti di Lisandra Aguila Rico, la cubana di 22 anni riconosciuta responsabile, insieme al fratello Reiver, dell’omicidio dei coniugi Rosetta Sostero e Paolo Burgato.

La coppia era stata massacrata la notte del 19 agosto 2012, nella villa di via Annia, a Lignano, nella quale viveva, nel corso di una rapina degenerata in un’autentica mattanza. Il verdetto è stato pronunciato dal presidente della Corte, Piervalerio Reinotti (a latere, la collega Francesca Morelli e i sei giudici popolari), al termine di una Camera di Consiglio durata un paio d’ore.

Per la conferma della sentenza di primo grado si era espresso anche il sostituto procuratore generale, Carlo Sciavicco. Il difensore dell’imputata, Carlo Serbelloni, aveva invece concluso la propria arringa, durata poco più di un’ora, chiedendo la riforma della sentenza. Il legale aveva insistito in particolare sulle garanzie concesse all’imputato dal rito abbreviato (con il quale era stata appunto giudicata Lisandra a Udine). «Un istituto inutile - aveva argomentato l’avvocato Serbelloni -, se, nel caso di condanna all’ergastolo, lo sconto di un terzo della pena si limita ad abbonare la sola parte relativa all’isolamento diurno. In questo modo - aveva affermato il legale - si contraddice uno dei principi a fondamento della Costituzione italiana, laddove si afferma che le pene devono tendere alla rieducazione del condannato».

Biancardi: delitto orrendo va punito con due ergastoli
Placeholder

Quanto alla dinamica dei fatti, il difensore ha ribadito la versione offerta da Lisandra. «A uccidere non fu lei - ha detto -, ma suo fratello Reiver. Ho prodotto prove scientifiche in grado di dimostrare che anche un mancino può usare indifferentemente l’una o l’altra mano, quando si tratta di sfoderare la forza e non la precisione». Per l’avvocato Serbelloni, inoltre, Lisandra cercò comunque di impedire al fratello - a sua volta rinchiuso in carcere, ma all’Avana, per scontare una pena di 25 anni - di compiere i due delitti. All’udienza, celebrata a porte chiuse, erano presenti anche la stessa Lisandra e le parti offese, Michele Burgato, figlio della coppia di commercianti trucidati, e Rino Sostero, fratello di Rosetta, rispettivamente rappresentati dagli avvocati di parte civile Stefano Trabalza e Maria Cristina Clementi.

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto