Olimpiadi, la neodottoressa Noemi Batki va a caccia della ciliegina di una carriera formidabile

TRIESTE. La sua quarta partecipazione ai Giochi, nell’anno della maturità e della piena consapevolezza. La tuffatrice Noemi Batki approda così a Tokyo 2020, edizione delle Olimpiadi tra le più tormentate di sempre. Lei comunque bada al sodo e punta soprattutto ad una esperienza da vivere con i colori della serenità, sapendo bene che lo scalo olimpico in Giappone potrebbe rappresentare una delle ultime vetrine di prestigio della sua intensa carriera vissuta tra trampolino e piattaforma, teatri agonistici che hanno fatto dell’azzurra classe 1987 – di origini ungheresi, naturalizzata italiana e “adottata” a Trieste – una delle tuffatrici più titolate del panorama nazionale.
LO SPECIALE.Il Friuli Venezia Giulia alle Olimpiadi: ecco chi sono i 17 atleti a Tokyo
Tesserata per la Triestina Nuoto e in forza dal 2007 al Gruppo Sportivo dell’Esercito, Batki porta in dote ai Giochi di Tokyo un ricco medagliere che brilla soprattutto di imprese in campo europeo, vedi i due ori (a Torino nel 2011 nella piattaforma da 10 metri e a Kiev nel 2019 nel sincro da 10) i quattro argenti (Budapest 2010, Eindhoven 2012, Berlino 2014 e Glasgow nel 2018, sempre nella piattaforma da 10 metri) e i tre bronzi (Eindhoven 2008 nel sincro 10 metri, Rostock 2015 piattaforma da 10 metri e Kiev 2017 nel sincro 10 metri misto). A Tokyo Noemi insegue la fatidica “ciliegina” della carriera, un piazzamento o un podio con cui probabilmente chiudere un ciclo iniziato a Pechino nel 2008, quando assieme a Francesca Dellapè, raggiunse un sesto posto nella finale del sincro da 3 metri. Risultato niente male, anzi eccellente all’epoca per una coppia, per altro giovanissima, al debutto sulla ribalta olimpica.
L’unico rimpianto della vigilia è rappresentato dal non aver raggiunto il doppio pass per le gare olimpiche. Noemi Batki gareggerà infatti solo nell’individuale, pagando invece la mancata qualificazione nel sincro, specialità dove non ha funzionato la coppia con Chiara Pellacani. Insomma, una gara in meno ma diversi stimoli in più per Noemi Batki, reduce tra l’altro da un periodo in parte anche condizionato da un leggero infortunio al polpaccio, tema costato alla tuffatrice quasi due mesi di stop e di lavoro differenziato. A proposito di “lavori differenziati”, pandemia, infortuni e stress da Olimpiadi non hanno impedito alla Batki di completare di recente il percorso accademico e di raggiungere la laurea magistrale in Management dello Sport, tra l’altro a pieni voti. Noemi sarà di scena nella piattaforma 10 metri il 4 agosto per la qualificazione, il 5 è giorno della finale e lei intende esserci. E il futuro? Tutto da inventare. Magari potrebbe scapparci l’obiettivo del 2022 legato agli Europei. Ma prima testa a Tokyo. —
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto