"Odeon ancora chiuso tutta colpa dei vincoli"

UDINE. «Il cinema è lì perché non si può riqualificare. Sfatiamo il fatto che con i soldi si può fare tutto perché il punto non è questo: il punto sono i vicoli che non lasciano via d’uscita».
L’analisi di Alberto Malignani e Maria Locatelli, rappresentati dell’immobiliare udinese (Iusa) proprietaria dell’ex cinema Odeon, sintetizzano le difficoltà incontrare nelle molteplici trattative di vendita mai concluse. A nulla è servito abbassare il prezzo da 1,1 milioni a circa 500 mila euro perché i possibili investitori non ce la fanno a sostenere le spese di ristrutturazione.
«Non ce la fanno - spiegano i proprietari - perché l’applicazione dei vincoli urbanistico, delle belle arti e quello dettato dalle norme di prevenzione incendi, bloccano il futuro dell’ex cinema teatro Odeon». Ecco perché l’architetto Bernardino Pittino, che dell’edificio conosce ogni angolo, sta verificando se c’è la possibilità di adottare alcune deroghe.
Accogliendo con favore l’inaugurazione della mostra di vicino/lontano nell’ex cinema chiuso da 15 anni, Malignani e Locatelli, raccontano la storia dello stabile progettato da Ettore Gilberti, inaugurato nel 1936, soffermandosi sull’attualità: «Rendere recuperabile l’immobile non è una questione di business né per chi lo compra né per chi lo vende perché il vero problema da risolvere sono i vincoli. Volerlo recuperare è una volontà dettata soprattutto da un aspetto sentimentale».
Diversi gli ostacoli da superare. «Nel 2003 la Soprintendenza ai beni architettonici ha posto un vincolo sul cinema, non su tutto l’edificio, e nell’ultima frase del decreto ha posto l’obbligo di mantenere la stessa destinazione d’uso» spiega Pittino soffermandosi anche sul vincolo urbanistico posto dal Comune attraverso la schedatura dell’architettura del Novecento.
Ancora più complessa risulta la normativa sulla prevenzione incendi, la stessa che ha portato alla chiusura dell’Odeon. Basti pensare che per sostituire la lana di roccia dietro i pannelli in gesso forellati fissati alle pareti decorate da Ugo Rossi, i graffiti vanno staccati e restaurati, censiti dal centro di catalogazione di villa Manin e poi ricollocati. Ma questo è solo un esempio di quanto complicato sia recuperare quell’edificio. Sono proprio i costi di ristrutturazione a bloccare i possibili acquirenti.
«Negli ultimi anni - conferma la proprietà - si sono fatti avanti almeno 10 gruppi interessati all’acquisto, con alcuni i contatti sono ancora in corso, ma di fronte ai vincoli e ai costi si sono bloccati». Insomma si tratta di capire cosa si può fare dentro il vecchio cinema al quale la città non manca di dimostrare affetto.
«Si tratta di rendere economicamente sostenibile un progetto» insiste la proprietà ricordando che per farlo bisogna sapere cosa fare. Diversi gli esempi: «A Roma Louis Vuitton ha mantenuto il cinema dove proietta i film degli anni Cinquanta» fa notare Malignani citando anche l’ex cinema Smeraldo a Milano trasformato nel luogo dei grandi marchi.
La proprietà ci tiene a far sapere che se l’ex Odeon è ancora chiuso «non è per cattiva volontà», bensì per un’impossibilità effettiva determinata dai vincoli che non lo rendono appetibile per gli investitori. Ecco perché l’obiettivo resta quello di ottenere l’autorizzazione ad adottare alcune deroghe.
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