Un viaggio a Tokyo: una mostra riaccende le luci dell’ex cinema

UDINE. Vicino/lontano ha riaperto il cinema Odeon con una mostra fotografica, ma non lo fa in una sala illuminata a giorno esponendo stampe incorniciate. «Perché ritornare all’Odeon attraverso l’opera di Michele Biasutti – spiega Sabrina Zannier, curatrice della mostra – significa calarsi nella visionarietà di una narrazione in penombra, con il rimando nostalgico al cinema di allora e con la prospettiva futuribile di uno sguardo artistico contemporaneo».
La mostra intitolata Tokyo Beyond è un suggestivo viaggio “dietro le quinte” di una grande metropoli, «che si annuncia come un cammino verso l’altro da sé, per scoprire, nei più diversi anfratti della quotidianità, il volto poliedrico di una Tokyo “altra” da quella che campeggia nell’immaginario collettivo». Un viaggio che nell’allestimento curato dagli architetti Verona e Montalbano mette in scena «il suggestivo dialogo fra il linguaggio cinematografico, fondato sull’immersione nell’oscurità di una sala, e quello fotografico, costruito sulla luce».
«La Tokyo di Biasutti, fondata sulla curiosità dell’artista per una città da svelare attraverso la gente che la vive, nasce da uno sguardo empatico, capace di cogliere ciò che al turista sfugge. È una Tokyo in cui vibra il sapore della scoperta, dai toni sottilmente decadenti-laddove lo sguardo “dietro le quinte” delle belle facciate mette a nudo dettagli architettonici fatiscenti, oppure piacevolmente puliti, negli scorci dal rigoroso taglio compositivo o, ancora, sagacemente grotteschi, quando l’artista s’insinua nei modus vivendi dei locali notturni».
«Una scoperta sviluppata su un doppio registro – continua Zannier –: Landscape, affidato all’orizzontalità del grande schermo, che apre la visione sul paesaggio urbano; e Faces, dedicato ai ritratti, alle persone incontrate, che dal Giappone approdano all’Odeon nella verticalità dei lightbox, ponendosi all’osservatore come forti presenze relazionanti. Identità diverse, ritratte nell’anima, che in altre immagini compaiono sul grande schermo, in un perseverante richiamo visivo di segni e chiaroscuri: le corde del bondage su corpi diafani fanno così da esca a fili della corrente o alle linee di un vegetale, per narrare lo sguardo onnivoro di Biasutti su persone, cose e luoghi».
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