Nuovo Dpcm, l'appello di Fedriga: «Il Governo ci ripensi per salvare le aziende, noi pronti al dialogo»

UDINE. «Con pieno spirito collaborativo, rivolgiamo l’appello al Governo di rivedere le scelte dell’ultimo Dpcm perché la tenuta sociale del Paese è a rischio. In questo momento servono equilibrio e razionalità, mentre le misure intraprese dall’esecutivo nazionale, senza la condivisione delle Regioni, colpiscono interi settori, con la conseguenza che questo, oltre al danno economico, non produrrà alcun effetto significativo nel contrasto alla pandemia». Quello di ieri era un presidente di Regione deciso a trattare con il Governo. Pur appoggiando la protesta delle aziende colpite dalle misure introdotte dall’ultimo Dpcm per evitare assembramenti e convincere la gente a rimanere a casa, il governatore, Massimiliano Fedriga, ha condannato gli infiltrati «nelle manifestazioni pacifiche, certi soggetti – ha detto – vanno isolati».

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Il governatore assieme ai sindaci di Udine, Pordenone, Gorizia e Trieste, Pietro Fontanini, Alessandro Ciriani, Rodolfo Ziberna e Roberto Dipiazza, tutti di centrodestra, ha invitato il Governo ad ascoltare i territori. «Chiediamo – ha ripetuto – una vera condivisione tra istituzioni, perché in questo momento serve unità: le Regioni hanno dimostrato di essere costruttive portando proposte concrete. Ci aspettiamo che anche dal Governo arrivi lo stesso senso di responsabilità».

Fedriga e i sindaci contestano le chiusure anticipate di bar e ristoranti, lo stop imposto alle piscine, alle palestre e al mondo della cultura. Sono contrari a tutte le misure che hanno portato centinaia di persone in piazza a prescindere dalle raccomandazioni di evitare assembramenti e dal rischio contagio.

«Le categorie colpite dai provvedimenti statali – ha affermato il governatore – non vogliono solo aiuti economici, ma ci chiedono di poter lavorare, garantendo la piena sicurezza come hanno dimostrato». Lo stesso Fedriga ha ricordato che le Regioni avevano presentato proposte concrete (chiusura posticipata di ristoranti e bar, didattica a distanza al 100 per cento per le scuole superiori, aperture piscine e palestre e chiusura dei centri commerciali nei fine settimana) ma «il Governo non ha preso in considerazione la piattaforma unitaria».

Sollecitato da Fontanini a forzare le competenze della regione speciale quale è il Friuli Venezia Giulia sull’orario di chiusura dei locali e a seguire l’esempio della Provincia autonoma di Bolzano, Fedriga ha ricordato che questi atti sarebbero impugnati dal Governo e quindi «rischierebbero di generare solo illusioni, quando invece il nostro obiettivo è quello di dare alle persone che ce lo chiedono risposte. Vogliamo – ha ribadito – collaborare con il Governo, ma il Governo ascolti i territorio».



Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente dell’Anci regionale, Dorino Favot: «Tutte le amministrazioni locali sono preoccupate per questa situazione che richiede grande attenzione. Tra le Regioni e il Governo non c’è stata un’interlocuzione corretta, lo conferma la delega assegnata ai sindaci sulla chiusura di strade e piazze all’insaputa dell’Anci». Su questo punto, però, a Fedriga e Favot è stato fatto notare che i sindaci da un lato chiedono autonomia e dall’altro prendono le distanze. Favot ha chiesto misure per contenere il coronavirus tarate sugli indici di contagio registrati in ogni regione. Indici che i governatori non hanno avuto dal presidente Conte, non a caso Fedriga invita il Governo a rendere pubblici i dati del Comitato tecnico scientifico sulla base dei quali sono scattate le misure.



Il governatore sa bene che la curva del contagio non lascia molte alternative: per invertire la tendenza la gente deve ridurre gli spostamenti. In questa direzione vanno le chiusure anticipate di alcune attività che invogliano le persone a uscire e a ritrovarsi all’esterno. Ecco perché anche il presidente ritiene che nella battaglia contro il virus non ci siano né vinti né vincitori. —


 

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