Nuovi incentivi per pagare con il Pos ma nessuna sanzioni: ecco cosa cambia dal primo luglio

Scende ancora il tetto dei contanti: si accettano pagamenti con banconote solo fino a duemila euro

Nessuna sanzione. Governo e Parlamento, per il momento, preferiscono le buone maniere. E l’obbligo di dotarsi di un Pos per tutte le attività economiche con vendita diretta al pubblico, professionisti compresi, al momento è più tecnicamente un onere: sarà infatti la condizione per accedere al credito d’imposta che consentirà a tutte le imprese (e ai professionisti) sotto i 400mila euro di fatturato di accedere al credito d’imposta del 30% riconosciuto a parziale compensazione dei costi (fissi e commissioni) sostenuti per dotarsi di un terminale Pos.

Per il consumatore basta poco
Nessuna novità e nessun incentivo, invece, per commercianti, esercenti e professionisti con fatturato superiore ai 400mila euro, che erano già tenuti a dotarsi di Pos. E ancora nessuna sanzione per chi non consente ai propri clienti la possibilità di pagare con bancomat o carta di credito: già con la legge di conversione (la 157/2019), infatti, erano state cancellate le sanzioni che il testo originale del decreto fiscale prevedeva, a partire dal 1° luglio di quest’anno, per il rifiuto del pagamento elettronico, e che erano state fissate in 30 euro fissi più il 4% sull’importo della transazione. Termine rimandato anche per la lotteria degli scontrini, che doveva scattare dal 1° luglio come ulteriore forma di disincentivo all’utilizzo del contante, e per lo scontrino elettronico: slittano al 2021, infatti, anche le sanzioni per i commercianti non dotati dei nuovi registratori di cassa telematici, con collegamento diretto con l’Agenzia delle Entrate per l’invio dei rendiconti giornalieri. Non slitta invece la riduzione a 2.000 euro (mille in meno dell’attuale limite), il tetto per i pagamenti in contante.



Moratoria Covid
Sebbene i segnali di moratoria fossero già stati lanciati con la conversione natalizia del decreto fiscale, è chiaro che lo slittamento delle novità e degli obblighi è effetto dell’emergenza Covid-19: vero infatti che gli obiettivi possono essere condivisibili, ma Pos e scontrino elettronico non sono novità a costo zero e comportano difficoltà anche dal punto di vista tecnico, organizzativo e contabile, in un momento già reso estremamente complicato dalle misure di sicurezza, dalle scadenze fiscali dal drastico calo dei fatturati.

L’appeal del contante
Pur essendo caduti gli obblighi, resta l’obiettivo di disincentivare l’uso del contante, in un Paese dove è innegabile il legame tra l’evasione fiscale e un utilizzo del contante molto superiore alla media europea: in Italia il contante viene usato per l’85% delle transazioni e per il 68% del loro controvalore, contro il 55% della Germania, il 28% della Francia e il 27% dell’Olanda. Sui nostri livelli, nell’eurozona, solo la Spagna e la vicina Slovenia; al di sopra (75%), la Grecia e Cipro. E se la propensione a pagare cash varia tra nord, centro e sud, anche le regioni settentrionali non sono distanti dalla media nazionale. Compreso il Fvg, dove il valore degli acquisti in contante è pari al 60% del totale, secondo una recente indagine Bankitalia sui sistemi di pagamento nel nostro paese.

La crescita del digitale
Eppur si muovono, direbbe Galileo. E neppure troppo lentamente. Guardando sempre ai dati Bankitalia (in questo caso consuntivi, non indagini statistiche), negli ultimi anni il numero dei Pos e dei contratti homebanking e phonebanking è in deciso aumento (come spieghiamo nel dettaglio in un altro pezzo di queste pagine).

Tra il 2016 e il 2019 i Pos sono passati da 2,1 a 3,6 milioni in Italia (+71%) e da 50mila a 77mila (+57%) in Friuli Venezia Giulia. Continua a crescere anche l’homebanking, e a calare il numero degli sportelli bancomat e dei relativi prelievi. Segno che l’appeal del contante, per quanto forte, è condannato a un lento declino.

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