Nuova residenza sanitaria, "ci saranno soltanto persone non pericolose"

MANIAGO. Sta creando allarme tra la popolazione la notizia dell’imminente attivazione in via Colle della residenza per l’esecuzione delle misure sanitarie di tipo detentivo (Rems), nuovo nome della casa di cura e custodia. «I timori sono dettati dalla scarsa conoscenza di questa struttura – chiarisce il dottor Angelo Cassin, direttore del Dipartimento di salute mentale dell’Aas 5 di Pordenone – e per le fantasie e luoghi comuni che circondano le persone con problemi di salute mentale, specie se autrici di reato».
La legge. «La legge 81 del 2014 – fa sapere Cassin –, che ha sancito la definitiva chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari (Opg), è stata preceduta da vari atti legislativi e da sentenze della corte costituzionale tese a far rientrare nei programmi sanitari di cura e riabilitazione i compiti di prevenzione dei reati frutto di malattia mentale per i soggetti giudicati per questo motivo del tutto incapaci, e quindi non perseguibili attraverso gli abituali strumenti, ma a rischio di recidiva, che in sede giudiziaria è indicata con il termine ingannevole di “pericolosità sociale”».
La riabilitazione. «Questi programmi di cura e riabilitazione – sottolinea il dottor Cassin – costituivano già misure alternative all’invio in Opg, e dalla sua nascita la comunità di via Colle ha ospitato anche persone assoggettate a questi programmi alternativi, che potevano contemplare anche misure di sicurezza imposte dal giudice quali la libertà vigilata o gli arresti domiciliari nella struttura. Soggetti con questo tipo di misure sono sempre stati accolti anche nelle altre residenze di cui dispone il Dipartimento di salute mentale. La legge 2014 esplicita che tra queste misure di sicurezza, quella detentiva prima garantita dall’Opg può essere adottata, associandola ai programmi di cura e riabilitazione, soltanto in casi limitati e particolari, per i quali il giudice ritenga di dover affiancare alla cura una restrizione della libertà di movimento anche all’interno della struttura residenziale, che mantiene comunque una funzione esclusivamente sanitaria».
Via Colle. «Ogni regione si doveva pertanto dotare almeno di una struttura sanitaria in grado di farsi carico di queste evenienze particolari e residuali, la Rems appunto. Il Fvg – informa il direttore del Dsm – ha scelto un programma a minore impatto istituzionale. Anziché realizzare una Rems regionale, ha optato per distribuire i 10 posti letto previsti all’interno delle normali strutture dei Dsm regionali: 4 a Maniago, 4 a Udine e 2 a Trieste, al fine di garantire la presa in carico e la continuità terapeutica in un’ottica territoriale (ogni Dsm segue le persone del proprio territorio), e proporre quanto prima la trasformazione delle misure in non detentive. Questa collocazione ibrida rende ancor più chiara la destinazione sanitaria e riabilitativa della comunità di Maniago, compresi i 4 posti con funzione Rems, che sino al termine dei lavori di ristrutturazione saranno soltanto due. Vale a dire che potranno essere ospitate persone che siano in grado di rispettare i programmi di cura che garantiscono anche la sicurezza. Quest’ultima quindi, più che essere affidata a porte e serrature, dovrà poggiare sui programmi di cura e sul personale di assistenza, che non ha competenze di custodia. Persone che comportino rischi per la collettività non potranno essere ospitati in questa struttura. Spero sia chiaro che la comunità di via Colle non sarà mai una prigione, ma soltanto un luogo di cura. Infine – conclude –, ricordo che i soggetti con problemi di salute mentale sono molto più spesso vittime di violenze, e meno spesso autori di violenze, rispetto alla popolazione generale. La paura è fomentata dai luoghi comuni sulla “follia”. La realtà è diversa: nel cuore spesso sofferente degli ospiti di via Colle abitano umanità e tenerezza».
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