Nuova ordinanza di Fedriga sulla scuola: la Regione non accetta la decisione del Tar, ecco le regole per le classi superiori

UDINE. La Regione non si allinea alle decisioni del Tar del Friuli Venezia Giulia che ha ordinato la riapertura delle scuole superiori, pur con le limitazioni decise dal Governo, e il ritorno alla didattica in presenza. Massimiliano Fedriga, infatti, d’intesa con gli assessorati alla Salute e all’Istruzione e alla task-force regionale anti-Covid ha firmato una nuova ordinanza, in vigore da domani al 31 gennaio, con cui si conferma, nuovamente, il blocco dell’attività scolastica nel territorio regionale.
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La strategia della giunta, in estrema sintesi, è stata quella di allegare all’ordinanza una serie di motivazioni, scientifiche e di analisi dei dati contingenti, ancora più precisa di quella di una manciata di settimane or sono che ha portato al ricorso al Tar e, quindi, alla pronuncia, di fatto identica a quella emanata dai Tribunali amministrativi di Emilia-Romagna e Lombardia, di sospensione dell’ordinanza regionale.
Fedriga, d’altronde, non soltanto si era detto «sconcertato» dalla decisione immediatamente dopo il provvedimento del presidente del Tar Oria Settesoldi, ma aveva anche spiegato chiaramente come la pronuncia del Tribunale, per lui, non cambiasse di fatto nulla. «Le scuole lunedì non riaprono», ha detto preannunciando una nuova ordinanza nei fatti identica alla precedente, ma che può contare su una serie di ulteriori considerazioni legate alla diffusione dalla pandemia.
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In allegato al testo sono stati, prima di tutto, confermati gli allarmi lanciati dalla task force del professor Fabio Barbone e le evidenze dello stesso numero uno della squadra anti-Covid. Parliamo nel dettaglio, dell’alto tasso di positività dei ragazzi nella fascia tra i 10 e i 19 anni, del monitoraggio del ministero che ha indicato una flessione dell’incidenza nella classe di età 14-18 coincidente con l’introduzione della didattica a distanza per le scuole superiori e contemporaneamente un continuo aumento dei focolai tra settembre e il 13 dicembre in Friuli Venezia Giulia. Il tutto senza dimenticare un altro report, dell’Istituto superiore di sanità, che spiega come una riapertura prematura delle scuole superiori si tradurrebbe in un aumento del tasso di ospedalizzazione.
A tutte queste considerazioni, poi, ne sono state introdotte altre e cioè l’ingresso del Friuli Venezia Giulia in area arancione – figlio di un giudizio complessivo di rischio alto – il fatto che, stando ai dati della Regione, le fasce giovani sono quelle con una mobilità più elevata e quindi con maggiore facilità di trasmissione del contagio, che i focolai del Friuli Venezia Giulia dimostrano come la maggior parte dei casi si materializzi in ambito familiare e che gli ospedali della regione sono già in sofferenza e non possono rischiare ulteriori pressioni.
«Non ho mai voluto chiudere le scuole – ha spiegato Fedriga –, ma se l’intera task force regionale e gli scienziati mi dicono che aprire adesso gli istituti significherebbe azionare un detonatore fortissimo del contagio, non posso fare finta di niente. Stiamo cercando di guadagnare tempo perchè l’obiettivo non deve essere quello di ricominciare e basta, ma di arrivare alla fine dell’anno scolastico. E su questa decisione ci muoviamo con la condivisione dell’Ufficio scolastico regionale, di molti professori e anche di tanti studenti visto che, evidentemente, la stragrande maggioranza delle persone si rende conto dei sacrifici richiesti e della necessità di tutelare i cittadini». —
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