Nucleare, l’Enel apre alla Slovenia. Tondo: Krsko è la vera opportunità
L’intervento a Trieste di Vincenzo Napoli, responsabile di Sni, la joint venture “atomica” tra Enel e la francese Edf

TRIESTE.
L’Enel sta alla porta: oggi un progetto per Krsko 2, ufficialmente, non c’è. E quindi risulterebbe un po’ difficile esprimere un vero interessamento. Ma quando Lubiana sarà pronta, quando il raddoppio del reattore della centrale nucleare diverrà un piano concreto, l’Enel – che già in Italia è pronta a investire cifre che sfiorano i 15 miliardi di euro (in joint venture con i francesi di Edf) sull’atomo – valuterà con attenzione l'ipotesi slovena.
L’idea.
Il gruppo energetico apre alla collaborazione con la Slovenia, e lo fa da Trieste. A parlare per Sviluppo Nucleare Italia, la newco Enel-Edf, è il responsabile licensing e permitting Vincenzo Napoli. Al momento attuale, ha spiegato ieri a margine di un convegno all’Università di Trieste, Enel «non è interessata a Krsko in quanto tale». Ma - ha aggiunto - «se ci fossero progetti di raddoppio che non sono stati ufficializzati, avrà la possibilità di esaminare i dossier e valuterà se è opportuno o no partecipare» al progetto.
Il presidente.
L’idea di un’alleanza italo-slovena - non è una novità - piace da sempre al presidente del Friuli Venezia Giulia Renzo Tondo, nuclearista convinto e tra i primi sostenitori del progetto di cooperazione. Lubiana sa che deve affrontare il raddoppio del reattore, inaugurato nel 1981, per aumentare la capacità di produzione energetica, che oggi si ferma a circa 5 TWh annui.
Le risorse.
Nel marzo del 2010 il Parlamento sloveno ha dato l’ok all’inizio della progettazione del raddoppio. Ma i tempi sono lunghi e le risorse per un reattore imponenti: oltre i 2 miliardi di euro. Proprio sul fronte delle risorse, l’alleanza con un grande gruppo come Enel potrebbe essere benvenuta, anche se in passato i contatti tra Italia e Slovenia sul progetto sono stati piuttosto freddi.
La diplomazia.
D’altro canto, le suggestioni della diplomazia potrebbero suggerire che quello “spirito di Trieste” inaugurato dai presidenti Giorgio Napolitano e Danilo Turk, possa dare i suoi frutti anche sul fronte economico. Assieme a Napolitano, poi, c’era anche il presidente croato Ivo Josipovic, e non è casuale che già oggi Krsko sia controllata da una società al 50% di Lubiana e al 50% di Zagabria.
Il fronte italiano.
«Mi pare che non ci sia indisponibilità da parte dell’Enel, anzi, c’è attenzione - ha commentato ieri sera Tondo, che già nei prossimi giorni parlerà della vicenda con il ministro degli Esteri Franco Frattini -, le cose vanno costruite con calma». Secondo il presidente della Regione, l’alleanza con Lubiana «diventa ancora più un’opportunità alla luce del fatto che la Corte costituzionale ha ammesso i referendum contro il nucleare che immagino - ha notato - diverranno una battaglia ideologica come sempre in Italia».
L’Enel corre.
Non pare temere ritardi invece il colosso dell’energia, che ieri ha confermato i tempi per il ritorno all’atomo dell’Italia: nel 2013 è previsto il via al primo cantiere delle nuove centrali. Il percorso, comunque, non è facile. A spaventare non sono soltanto i referendum, quanto la stabilità del Governo. La comunità finanziaria si chiede già da mesi se un eventuale esecutivo alternativo a quello attuale sosterebbe il piano nucleare. E se invece il Governo dovesse restare saldo in sella? Alcune «scadenze fondamentali» impongono una scaletta a tappe forzate: i vari ministeri, assieme alla nuova Agenzia per la sicurezza nucleare, dovranno definire la “Strategia nucleare”, il Cipe dovrà deliberare le tecnologie adottabili e, soprattutto, bisognerà stabilire i criteri per localizzare i siti delle centrali.
Il piano e le proteste.
La produzione energetica, comunque, inizierà appena nel 2020. A quel punto, si spera di poter sfruttare il nucleare per gestire il 25% del fabbisogno nazionale. Resta però fermo il fronte degli antinuclearisti: le scritte «Nucleare=veleno» e «Enel, Ansaldo, Sincrotrone assassini» sono apparse nella notte nel campus dell’ateneo giuliano dove si svolgeva il convegno.
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