Nozze, cerimonie in crisi per il coronavirus: un crollo da 200 milioni

La pandemia segna il wedding: -90%. Confartigianato: vanno riformati i codici Ateco

UDINE. L’alta sartoria è un’arte con cui Barbara Beltrame si cimenta fin da piccola. Stilista quasi per Dna, è un nome prestigioso nel campo degli abiti da sposa, con uno showroom a Udine e l’altro nell’esclusiva Porto Piccolo. La punta di diamante di un settore, quello del wedding, che sarebbe decisamente miope considerare e trascurabile. Secondo Confartigianato Fvg ogni matrimonio movimenta mediamente 73 mila euro e un indotto di una trentina di settori, dalla moda al food, dai viaggi all’industria del benessere, dagli orefici ai fioristi (eccetera). Se non bastano i numeri, Barbara Beltrame parla con il cuore in mano e le lacrime agli occhi: «Siamo sarti e intagliatori da generazioni e non vorrei essere io a dover dire basta ai miei dipendenti».


Il crollo
Un esercito di sarti, stilisti, gioiellieri, ristoratori, pasticcieri, parrucchiere, barbieri, estetisti, agenti di viaggio, fotografi, animatori, tipografie, commercianti più o meno specializzati, per citarne solo una parte, sta pagando un prezzo molto alto, e sicuramente sottovalutato, al crollo delle nozze, peraltro già in costante calo prima del 2020, visto che dai quasi 4.500 matrimoni del 2004 si è scesi ai 3.366 del 2018 (i dati ufficiali si fermano lì). La pandemia, con migliaia di rinvii e poche centinaia di conferme, di norma sobrie e per pochi intimi, ha portato a un crollo, stimato nell’ordine del 90%. Col riferimento di 73 mila euro a cerimonia, e quindi un fatturato pre Covid vicino ai i 250 milioni, il crollo peserebbe per più di 200 milioni.

Polarizzazione, perdita, paradosso: le 3P economiche a Nordest
Un momento della manifestazione degli infermieri sotto la sede della regione Liguria, che protestano per il rinnovo del contratto e il loro riconoscimento nella sanita'. Genova, 25 Giugno 2020. ANSA/LUCA ZENNARO


Le richieste
A lanciare l’allarme c’è anche Stefania Vismara, titolare di Archetipo srl, prestigiosa firma friulana nel mondo dell’alta moda. «Siamo la massima espressione del made in Italy e della sua bellezza. Se questo mondo crolla, saremo invasi da abiti da sposa prodotti in Cina», denuncia, con un appello ad aderire alla petizione online insiemexilwedding, lanciata su change.org. Tra le richieste un codice Ateco specifico per il settore e il suo indotto. Già, gli Ateco. Anch’essi sono sotto accusa, assieme a tutto il sistema dei ristori. «Vanno riformati gli Ateco – spiega Graziano Tilatti, numero uno di Confartigianato Fvg – perché sono obsoleti, e vanno cambiati anche gli attuali aiuti, sostituendoli con prestiti a 15-20 anni accompagnati da ristori in conto capitale diluito nel tempo. Solo così le imprese riusciranno a far fronte alle esigenze di cassa».

Una su otto a rischio
Secondo un’indagine condotta dell’ufficio studi di Confartigianato Fvg, guidato da Nicola Serio, il 13% delle imprese del settore, una su 8, si vede a rischio chiusura se la crisi si protrarrà al 2021. E la percentuale di aziende a rischio sale al 25% nel campo dell’artigianato artistico. Tutt’altro che marginale l’impatto sul tessuto economico regionale, se il settore e il suo indotto, sintetizza il direttore di Confartigianato Fvg Gian Luca Gortani, rappresentano una platea di 3.800 imprese e 8.263 addetti. Tra le più esposte, come detto, soprattutto quelle della moda e del comparto benessere, dai parrucchieri ai saloni di bellezza, come rimarcato da Gloria De Martin e Loredana Ponta, responsabili Confartigianato dei due comparti. L’emergenza numero uno, in questa fase, si chiama liquidità. Soprattutto nell’alta moda, dove la merce invenduta pesa sui magazzini e sulle esposizioni bancarie di centinaia di migliaia di piccole e grandi aziende.
 

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