Noto, la città “adottata” dai pordenonesi per le ferie

PORDENONE. La chiamano la Pordenone della Sicilia. È Noto, comune di poco più di 23 mila abitanti, quarto italiano per estensione territoriale, 550 chilometri quadrati. La “capitale del barocco”, patrimonio dell’umanità dell’Unesco, da alcuni anni è il buen retiro di un gruppetto di pordenonesi.
Tra i pionieri delle vacanze nel Siracusano, una decina d’anni fa, il noto commerciante e imprenditore Sante Falcomer e l’architetto veneziano Paolo Speziali con la moglie avianese Raffaella Policreti.
«Un giorno – raccontano Ilario Sartor e la moglie Solidea – bevendo un caffè al bar Municipio Sante mi raccontò di Noto, di alcuni pordenonesi che avevano preso casa delle vacanze. Parlando della Sicilia aveva gli occhi che brillavano. Era il ponte dell’Immacolata, otto anni fa, e decidemmo di scendere e vedere: 8 dicembre, 22 gradi, colazione in terrazza. Indimenticabile».
Il ristoratore del centro e la moglie scoprono un mondo tutto nuovo: «Falcomer conosceva già molta gente del posto. In pochi minuti decidemmo che sì, anche noi volevamo prendere casa lì e cominciammo a cercare».

I pordenonesi scendono alla spicciolata – tra un volo Venezia-Catania in promozione a un euro, al massimo 100 se prenotato all’ultimo momento – e suonano un campanello dopo l’altro, per trattare una casetta nella città del barocco a pochi passi da Modica, “capitale” della cioccolata, da Pachino, da Marzamemi, da Vendicari, perle del sud della Sicilia.
«Il primo giorno abbiamo girato a vuoto, il secondo si è fatto avanti un muratore: ci propose la casa della madre defunta, nel quartiere ebraico. Piccola e arroccata, su tre livelli, due terrazze di cui una vista mare. Fu amore a prima vista, lontani dalla confusione: l’8 dicembre la visita, l’8 gennaio l’acquisto dal notaio».
E così hanno fatto diversi pordenonesi, un passaparola che è proseguito per anni, tra commercianti, commesse, professionisti pordenonesi. Affari d’oro, se è vero che il valore di un immobile è pari a quello di un garage a Pordenone.
«Non la usiamo tanto, quindici giorni tre volte l’anno, ma c’è chi ha acquistato anche terreni e coltiva limoni, arance, olive e quindi scende più spesso».
Ma perché un gruppo di pordenonesi ha scelto di investire nelle vacanze a Noto?
«Si immagini la scena – dicono gli interessati –. Al mattino passa un’Ape, alle 9.30, con pane e brioche grandi come un melone, annunciati dal megafono del panettiere. Poi tocca al fruttivendolo, quindi al gelataio. Passano anche i piccoli mezzi che portano in visita i turisti, perché lungo le stradine di Noto si passa solo a piedi. Puoi andare dal barbiere quando vuoi, senza appuntamento. I negozi sono aperti sino a tardi, anche se spesso non sembra: qualcuno, però, dietro la serranda c’è sempre».
I pordenonesi scendono autonomamente, ma nella città del barocco è facile incontrarsi. «Di giorno, ognuno per conto proprio. Chi va al mare, chi a visitare siti, chi fa la spesa, soprattutto al porto dove si trova il pesce fresco (i gamberi siciliani rossi costano 7 euro al chilo, ben di più al nord). Alla sera, però, ci si trova tutti: una volta da uno, la volta successiva da un altro».
Capita di incontrare vip, a Noto: da Beppe Fiorello a Valentino, da Dolce & Gabbana al principe Emanuele Filiberto. All’infiorata di maggio piuttosto che al venerdì santo quando le donne si vestono di nero e piangono, a Pasqua, quando vestono di chiaro e fanno festa, piuttosto che a Natale.
«Le prime volte eravamo come i bersaglieri: sempre di corsa. Ora abbiamo imparato a vivere la nostra seconda terra, con calma». E fa sorridere un dettaglio: «Le porte delle case restano aperte. Fa strano, ma nessuno s’introdurrà illecitamente».
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