Non ci fu truffa, assolto il dottor Indovina

Il medico era stato accusato per alcuni test ai suoi pazienti. Pena pecuniaria, invece, per l’esercizio abusivo con socia e segretaria
Nessuna truffa e neppure falsità ideologica nel passato professionale del medico sportivo Giorgio Indovina, 66 anni, di Pasian di Prato, particolarmente noto per essere stato il responsabile medico dell’Udinese calcio sino al 2002. Finito nei guai in qualità di titolare della “Bios medica srl”, a seguito di un’inchiesta dei carabinieri del Nas sull’attività svolta nel 2011 nei suoi due studi di Udine (in via Forni di Sotto) e San Giovanni al Natisone (piazzetta di Brazzà), è stato assolto ieri dal giudice monocratico Angelica Di Silvestre con la formula «perchè il fatto non sussiste». Il pm Andrea Gondolo, titolare del fascicolo, aveva invece concluso per la sua condanna a un anno di reclusione.


Il lungo capo d’imputazione formulato a carico di Indovina contemplava anche un’ipotesi di esercizio abusivo della professione, in concorso con Paola Fadel, 54 anni, di Pasian di Prato, sua collaboratrice e contitolare, e Monia Feruglio, 29, di Pavia di Udine, segretaria alla Bios medica. Ritenendo in questo solo caso l’accusa fondata, il giudice ha inflitto a tutti la sanzione pecuniaria di 500 euro di multa. Pur senza averne il titolo, le due imputate avevano compiuto una serie di prestazioni fisioterapiche (dalla Tecar, alla manipolazione e l’elettrocardiogramma) a nove pazienti. Per loro, così come per Nella Zanini, 86 anni, di Udine, madre della Fadel e amministratore unico della srl, coinvolta con la figlia e Indovina per l’ipotesi di avere attivato strutture private in carenza delle autorizzazioni sanitarie - accusa venuta a sua volta meno per effetto dell’assoluzione -, il pm aveva chiesto la pena di due mesi di reclusione.


La difesa, rappresentata per tutti dagli avvocati Luca Ponti e Stefano Buonocore, aveva cercato di smontare punto per punto i capi d’imputazione, escludendo responsabilità in capo a ciascun imputato e chiedendo l’assoluzione sull’intero fronte accusatorio. Rispetto alle truffe, in particolare, gli inquirenti avevano prospettato una doppia contestazione: l’avere aggiunto agli esami di una dozzina di pazienti il test del cicloergometro, al costo di 50 euro l’uno, e l’averne visitati altri trenta senza le dovute autorizzazioni. Tesi respinte dai legali, che da un lato hanno dimostrato come l’esame aggiuntivo fu effettuato soltanto nei casi in cui la storia clinica dei pazienti o il tipo di disciplina sportiva praticata lo prevedeva e, dall’altro, come i certificati rilasciati nel periodo in cui gli ambulatori non possedevano i requisiti per essere aperti fossero comunque regolari e nulla c’entrassero con le autorizzazioni dei locali.


Negli ambienti sportivi, Indovina è passato alla storia per avere salvato la vita al difensore del Cagliari, Gianluca Grassadonia, dopo un infortunio sul campo del Friuli nel 1998. L’inchiesta giudiziaria lo aveva investito molto tempo dopo, in qualità di medico della medicina dello sport e, quindi, d’incaricato di pubblico servizio, con l’ulteriore imputazione dell’abuso d’ufficio. Ipotesi che il gup aveva escluso già nel dicembre 2013, al termine dell’udienza preliminare che aveva accertato l’assenza di favoritismi nei suoi confronti per il conseguimento delle autorizzazioni alle sue due strutture da parte di alcuni funzionari dell’Azienda sanitaria (a loro volta assolti).


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