Non c’è posto, sede Caritas trasformata in dormitorio

La decisione del direttore Zuttion per non lasciare senza un tetto i richiedenti asilo Romoli riscrive alla Regione. Gli arrivi non si fermano: fino a 10 persone al giorno
Di Vincenzo Compagnone
Bumbaca Gorizia 09.10.2015 Prefettura, profughi Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 09.10.2015 Prefettura, profughi Fotografia di Pierluigi Bumbaca

La sede della Caritas, in piazza San Francesco (attigua alla chiesa dei Cappuccini, proprietari dello stabile) è tornata da venerdì scorso ad essere una valvola di sfogo, forse l’ultima praticabile, per evitare che i migranti fuori convenzione passino le notti all’addiaccio.

È stata una decisione difficile quella presa dal direttore della Caritas, don Paolo Zuttion, che già ospita una cinquantina di richiedenti asilo nel dormitorio dell’ente, in Piazzutta. Già mesi or sono, infatti, in una situazione di emergenza analoga a quella attuale, a un gruppo di migranti era stata fornita una sistemazione di fortuna in piazza San Francesco. Soluzione che però non era stata particolarmente gradita dai frati Cappuccini. La Caritas era stata “richiamata” ad usare la sede soltanto per funzioni istituzionali. D’altra parte alternative al momento continuano a non esserci. I migranti “senzatetto” sono stati via via allontanati dal Parco della Rimembranza, dalla galleria Bombi, dal porticato delle Poste, dall’ex centro sociale di Piuma e, per ultimo, da un alloggio Ater di via del Santo, dopo una denuncia dell’assessore comunale Silvana Romano.

E così anche nella notte fra sabato e domenica quasi una trentina di richiedenti asilo hanno dormito per terra, avvolti nelle coperte fornite dalla Caritas, nei locali adiacenti alla chiesa dei Cappuccini. I volontari li hanno rifocillati con tè e fette biscottate. Ieri una decina di loro sono stati smistati al dormitorio dato che, a sua volta, il Campo San Giuseppe di San Rocco si è alleggerito di qualche unità confluita al Nazareno di Straccis.

Il punto è che il flusso di migranti in arrivo continua inarrestabile: almeno da 5 a 10 al giorno provenienti dall’Austria, ma anche dalla Serbia e addirittura dalla Francia. A fare il punto sulla situazione numerica dei profughi presenti al momento in città e in provincia è il sindaco, Ettore Romoli, in base ai dati che, quotidianamente, la questura provvede ad aggiornare. Il Nazareno ospita le solite 150 persone, 96 ne accoglie il campo San Giuseppe, 75 richiedenti asilo fuori convenzione ricevono ospitalità, da parte della Caritas, al dormitorio di Piazzutta e nella sede di piazza San Francesco. Se si aggiungono poi i 34 posti facenti parte del sistema Sprar, e i minorenni che si trovano al San Luigi, si sfiora quota 400. Cifre da record, insomma, come da record sono gli ospiti del Cara di Gradisca: 507, un numero raddoppiato rispetto a un anno fa. Se si considera infine i migranti accolti nei pochi comuni che si sono resi disponibili all’accoglienza diffusa (Romans, Cormons, San Canzian, Savogna, San Pier e Staranzano) si superano le 900 unità in provincia.

Il sindaco Romoli ieri mattina, dopo che la precedente missiva alla Regione non ha trovato sostanzialmente riscontro, ha riscritto personalmente alla presidente Debora Serracchiani per far presente il problema costituito dalle rive dell’Isonzo dove, di giorno, i migranti si radunano in piccoli accampamenti per lavarsi e cucinare, accendendo piccoli fuochi. «Si tratta di un comportamento estremamente pericoloso. L’unica soluzione sarebbe quella di mettere in sicurezza l’area, anche con una recinzione, per impedire a chiunque l’accesso».

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