«Non cambia niente: hanno detto la verità»

I difensori insistono sulla legittima difesa da una violenza sessuale. A giorni il test della memoria
ANTEPRIMA Udine 9-12-07 1 convegno sicurezza ascom
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Ad affermarlo, nero su bianco, è lo stesso consulente della Procura. «La dinamica dell’evento, descritta nelle testimonianze iniziali delle due ragazze coinvolte - scrive nella relazione il professor Carlo Moreschi -, trova conferma nelle risultanze degli accertamenti medico legali eseguiti». E non poteva che partire da qui anche la difesa dell’avvocato Federica Tosel, che insieme al collega Luigi Francesco Rossi assiste una delle due indagate. «La perizia non aiuta a sostenere l’ipotesi dell’omicidio volontario - afferma il legale -, ma avvalora semmai la versione fornita fin dal primo momento dalle ragazze: hanno reagito a una violenza sessuale e poi sono scappate».

È la stessa ricostruzione dinamica, secondo la difesa, a suggerire una lettura delle carte favorevole alle indagate. Perchè, posto che a un certo punto si sono ritrovati tutti per terra e che la caduta era stata determinata dai tentativi di approccio messi in atto dal pensionato, sarebbe proprio l’utilizzo del palmo delle mani invece che dei pollici, rilevato dall’autopsia al momento dello strozzamento, a dimostrare come non di omicidio volontario si trattò, bensì di una reazione alle violenze di Sacher. Stando alla versione delle giovani, infatti, mentre l’uomo mordeva il seno a una delle due, già seduta su di lui, l’amica le si sarebbe piazzata dietro e avrebbe cercato di liberarla dalla stretta di Sacher, prendendolo per il collo da sotto le braccia dell’altra, prima con una mano e poi anche con l’altra, e schiacciandogli la gola con il solo palmo.

L’attività difensiva, comunque, non è ancora conclusa. La settimana prossima entrambe le ragazzine dovrebbero essere sottoposte al test della “macchina della memoria” chiesto dagli avvocati udinesi e dalla collega siciliana Santina Nora Campo, che assiste l’amica. E a lavorare da mesi al caso, come consulente di parte, c’è anche l’avvocato Euro Buzzi, esperto informatico incaricato di seguire le perizie sui cellulari e i computer sequestrati dagli inquirenti. Inequivocabile, a parere degli investigatori, il contenuto a sfondo sessuale di alcuni degli sms mandati dal pensionato alla minore che conosceva da più tempo e che era solita chiamarlo “nonno”. Come quello inviato due giorni prima del delitto: «Grazie. Ci penso ancora. È stato bellissimo...», più o meno il tono del messaggio. A riprova del sospetto che tra i tre si fosse instaurato uno scambio tra favori sessuali e soldi. Stando ai tabulati, inoltre, negli ultimi tempi l’uomo aveva cominciato a telefonare sempre più spesso alle due ragazze. (l.d.f.)

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